Varcare la soglia della primavera

Cari fratelli e sorelle,
ringrazio ancora una volta il Signore di vivere con voi il cammino che ci condurrà verso la Pasqua del Signore.
La Quaresima è introdotta dal “rito delle ceneri” nel corso del quale pronuncerò la seguente frase: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”, o ancora, “Convertiti e credi al Vangelo”.
Sono espressioni pregnanti che rivolgo a voi ma che devo anzitutto rivolgere a me stesso.
Ogni giorno, quando indosso il mio saio cinerino mi confronto con la mia povertà, non certo e non solo quella materiale.
Penso alla mia miseria umana, ai miei difetti, alla mia fragilità, alla mia eredità adamitica.
Sono tuttavia rincuorato dalla fiducia che porto nell’efficace azione della grazia divina resa propizia dalla vostra vicinanza spirituale che mi sostiene quale tangibile espressione di affetto.
Mi raccomando sempre alle vostre preghiere che continuo a chiedere affinché sia sempre più buono e generoso verso il Signore e verso le anime che Lui mi ha affidato.
Nel suo messaggio annuale per la Quaresima, Papa Francesco ha citato quest’anno Dante Alighieri che nella sua descrizione dell’inferno immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio; egli abita nel gelo dell’amore soffocato. Chiediamoci allora: come si raffredda in noi la carità? Quali sono i segnali che ci indicano che in noi l’amore rischia di spegnersi?
Ciò che spegne la carità è anzitutto l’avidità per il denaro, «radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto di Dio e dunque di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti. Tutto ciò si tramuta in violenza che si volge contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre “certezze”: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese.
L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità: nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium Papa Francesco ha cercato di descrivere i segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario.
Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.
Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.
L’apice della preghiera di adorazione, lode, ringraziamento e impetrazione di grazie per i vivi e per i defunti è la S. Messa. Raccomando a tutti una partecipazione attiva e fruttuosa all’appuntamento domenicale.
Cerchiamo di non trovare più scuse da anteporre all’incontro con il Signore nel giorno della sua festa.
Un altro momento bello che viviamo in parrocchia nella preghiera è l’Adorazione del Giovedì. Cerchiamo di offrire nel mezzo della settimana “un’ora a Gesù” specialmente se siamo chiamati a testimoniare la vita eucaristica e a dispensare l’Eucarestia se incaricati al ministero straordinario dell’Eucarestia. Esso infatti non si esaurisce nel portare la Santa Comunione agli ammalati, per quanto lodevole e utile, ma si tratta di testimoniare anche la sincera devozione a Gesù Eucaristico Amore così come raccomanda la Chiesa.
Durante la Quaresima infine, ci sarà ogni venerdì il pio esercizio della Via Crucis. Il glorioso confratello S. Leonardo da Porto Maurizio ne fu zelante promotore ritenendo la pratica un validissimo strumento di crescita spirituale per una parrocchia.
Quanto all’esercizio dell’elemosina esso ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Scrive Papa Francesco: “Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa”. Ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?
A questo proposito non posso che apprezzare tutte quelle iniziative nelle quali i parrocchiani hanno speso tempo, fatiche e risorse materiali per offrire una testimonianza di comunione, di aggregazione, di rievocazione dei sacri misteri e di compartecipazione e corresponsabilità alle attività, opere, lavori ed iniziative della nostra parrocchia, tese alla gloria di Dio e al culto del nostro patrono S. Rocco.
Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.
E’ in questo modo che vi invito ad intraprendere con zelo il cammino della Quaresima, sorretti dall’elemosina, dal digiuno e dalla preghiera. Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio!
Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare.
Non trascuriamo durante questa Quaresima di accostarci al Sacramento della Riconciliazione. Facciamo una “bella” confessione!
Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal “fuoco nuovo”, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito» affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità. Finirà l’inverno e inaugureremo una nuova primavera, per noi e la nostra Chiesa-famiglia parrocchiale!

Il Parroco
P. Alfonso M. A. BRUNO FI