LA GENEROSITA’ SENZA MISURA

Una volta, un monaco mentre era in viaggio
trovò una pietra preziosa e la prese con sé.
Un giorno incontra un viaggiatore e,
quando aprì la borsa per condividere con lui le sue provviste,
il viaggiatore vide la pietra e gliela chiese.
Il monaco gliela diede immediatamente.
Il viaggiatore partì,
pieno di gioia per l’inaspettato dono della pietra preziosa
che sarebbe stata sufficiente a garantirgli
il benessere e la sicurezza per il resto della vita.
Ma pochi giorni dopo tornò indietro alla ricerca del monaco
e, trovatolo, gli restituì la pietra dicendogli:
“ora dammi qualcosa di più prezioso di questa pietra,
qualcosa di pari valore.
Dammi ciò che ti ha reso capace di donarmela.

Dal Vangelo secondo Marco 12,38-44.

Diceva loro mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave».
E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.
Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino.
Allora, chiamati a sè i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poichè tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Il CommentoIl superfluo è esattamente la zona della vita dove passiamo la maggior parte del nostro tempo e per la quale occupiamo le nostre migliore energie e risorse. Il superfluo, tutto ciò che è periferico a quel che davvero conta, tutto quello che è laterale alla tremenda serietà della vita, questo davvero ci appassiona e ci trascina.

L’illusione di essere vivi e di vivere fino in fondo le cose ha quasi sempre il sopravvento su ogni timido tentativo di prendere seriamente la vita tra le mani e chiedersi per quale motivo ci vien data e per che cosa valga la pena viverla. I cosiddetti amori travolgenti, passionali, dove il cuore in gola acceso da uno sconvolgimento ormonale cattura tutta la scena e diventa l’assoluto protagonista dell’esistenza.

Qualunque altra “passione”, civile, sportiva, culturale, religiosa, al diventare “assolute” stringono le anime, le menti e i cuori in un cappio mortale. La menzogna del superfluo, del marginale, che assurge ad assoluto. Il superfluo che diventa motore dell’esistenza. Attenzione, il superfluo non è un male, anzi, fa parte della vita, ma è come la terra che gira intorno il sole, non è il centro e il fondamento dell’esistenza. E’ “super”, è un “di più” che lo stesso Signore ha miracolosamente moltiplicato. E’ l’abbondanza che Dio non disdegna, al punto che in tutta la letteratura profetica e sapienzale il “superfluo”, l’abbondanza sono segni dell’ormai avvenuta era messianica.

Ma porre il superfluo come centro della vita è rovesciare la verità delle cose in menzogna, scambiare il frutto con l’albero, il Creatore con la creatura. “Voi mi cercate non perchè avete visto dei segni, ma perchè avete mangiato e vi siete saziati” diceva il Signore a Cafarnao dopo la moltiplicazione dei pani. E’ idolatria. E’ la fonte della più grande sofferenza. E’ la porta della solitudine. Al Tempio i ricchi, cioè i tronfi che credono di possedere e invece sono così stolti da aver perso la bussola e non sapere più quale sia il centro dell’esistenza, gettano del loro superfluo. Come Caino riconoscono al Signore una parte minima della loro esistenza, la periferia dell’esistenza. Sono immagini di tutti noi che viviamo una vita in superficie e lì viviamo il rapporto con il Signore.
La vedova invece è spogliata di tutto, ha terminato il suo cammino di fede attraverso la spogliazione d’ogni superfluo, non le rimane che l'”essenziale” per vivere. La vedova non ha nulla sulla terra, anche i beni messianici, anche l’abbondanza delle benedizioni celesti sembrano essere scomparse, il marito, i figli, nessuno più. Nuda con due centesimi. Tutta la sua vita. E l’ha gettato tutta nel tesoro del Tempio, nel cuore di Cristo. Gesù non loda l’aspetto morale della vicenda, registra un dato: solo chi ha camminato nella fede sino a non avere più nessuna sicurezza su questa terra, solo la vedova, l'”ultima” nella società (la traduzione letterale dal greco della parola “sua povertà” che appare nel vangelo è “ultimo”), solo chi dalla periferia della vita è stato condotto al centro dove si gioca il destino dell’esistenza, solo chi ha percorso il cammino in discesa che conduce alle acque battesimali può “gettare”, consegnare, perdere la Sua vita. Tutta. Per riaverla moltiplicata eternamente.

Come Cristo ha gettato e consegnato per noi la Sua vita, tutta, nel tesoro del Suo tempio che siamo noi. La Sua vita in noi, completamente, perchè la nostra vita sia in Lui, altrettanto completamente. Questo è vivere la vita. Sino in fondo. Una vita d’amore qui sulla terra, ed il tesoro, e quindi il cuore, nella Patria, il Cielo che ci aspetta. Come la vedova, immagine della Chiesa, sposata a Cristo e pellegrina nel mondo, straniera ad ogni luogo, in attesa di riunirsi, in pienezza, al suo sposo, il Signore che le fha preparato un posto. Gli occhi fissi su di Lui, ed ogni istante gettato nel Suo cuore.

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