Don Bosco, il giovane contempl-attivo

Giovanni Bosco è scomparso nell’oggi di 131 anni fa.
Moriva infatti a Torino il 31 Gennaio 1888.
In Colui che è il centro della storia, l’Alfa e l’Omega, gli autentici testimoni di Cristo rimangono sempre attuali: in ogni tempo e in ogni luogo.

Don Bosco, tuttavia, gode di una perenne attualità anche per il grande amore che portò ai giovani ai quali consacrò la sua opera.

Erano gli anni difficili di una Torino in espansione demografica che si industrializzava creando nuove povertà morali e materiali con lo sfruttamento soprattutto della manovalanza giovanile.

Senza scuola e senza sicurezze materiali molti ragazzi erano anche vittime della delinquenza.

Don Bosco capì che occorreva trovare anche nei casi più difficili e complicati quella fessura di umanità nella quale far penetrare i raggi di luce della verità del Vangelo e dell’amore di Dio.

Benché la “Giovane Italia”, dopo il tentativo neoguelfista assunse nel processo d’unità nazionale un carattere borghese, socialmente conservatore e anticlericale, don Bosco entrò in dialogo con l’autorità civile meritando rispetto e considerazione.

Non sempre fu lo stesso con i superiori ecclesiastici come spesso succede per i veri profeti.

La storia però gli ha dato ragione.

La Chiesa non poteva sostituirsi allo Stato e viceversa.

E’ paradossale, ma fu il ministro liberale Urbano Rattazzi a fornire a don Bosco alcuni suggerimenti importanti per la struttura organizzativa della sua opera: propose di non dare all’istituto un carattere apertamente religioso, ma di creare un’associazione di liberi cittadini che collaborassero volontariamente al bene della gioventù povera e abbandonata, i cui membri conservassero i diritti civili e, se sacerdoti, portassero la veste del clero secolare; suggerì inoltre che coloro che detenevano degli uffici fossero chiamati con nomi profani come ispettore o direttore, cosa fino ad oggi conservata.

Questo per evitare la soppressione prima del nascere da un Governo ostile alla Chiesa.

Solo sporadici, benché gravi, furono infatti gli episodi di aggressione e sabotaggio organizzati dai frammassoni mangiapreti.

Ho fatto mia una frase di don Bosco dove dice: “Non mai annoiare né obbligare i giovanetti alla frequenza dei santi sacramenti, ma porgere loro la comodità di approfittarne.”

Se si capisse il valore della pratica cristiana dovrebbe essere spontaneo per tanti giovani – e non solo – andare a Messa la domenica, fare la confessione, impegnarsi nelle attività della parrocchia a costo anche di qualche sacrificio.

La paternità sacerdotale, tuttavia, richiede sempre la presa d’iniziativa, la mano tesa in risposta a Colui che ci ha amati per primo.

Implementare le SS. Messe domenicali, l’offerta formativa, ma anche lo spazio ludico e aggregativo offerto ai giovani e da essi stessi organizzato, dovrebbe rientrare in una pratica pastorale sensata e condivisa.

A questo proposito ogni pastore dovrebbe affidarsi a questa frase di don Bosco: “Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo: il mondo è un cattivo pagatore e paga sempre con l’ingratitudine.”

Don Tonino Bello, un vescovo in odore di santità – in quanto portatore dell’odore delle pecore – terziario francescano come don Bosco, disse del santo torinese:

«Mi viene in mente una battuta di Pio XI… Durante il processo di canonizzazione di Don Bosco, in una seduta istruttoria, uno dei giudici fece questa domanda: “Ma quand’è che pregava Don Bosco?” Intervenne il Papa, che era presente, e disse? “La domanda è posta male. Va corretta cosi: Ma quand’è che Don Bosco non pregava?”

Ecco, Don Bosco era un contempl-attivo perché la sua azione era il rovescio della contemplazione: fior di conio tutta intera la medaglia da una parte e dall’altra.

Ebbene, come certe medaglie, alcuni santi sono chiamati a esprimersi con un forte rilievo solo sul dritto dell’orazione. Altri, sul dritto e sul rovescio; sul dritto della preghiera e sul rovescio dell’azione: sono i contemplattivi appunto. Non mi risulta – continuava don Bello – che ci siano medaglioni di santi che abbiano sviluppato solo il rovescio dell’azione. Di frenetici faccendieri, insomma, il calendario liturgico non ne contempla»… e neanche di estatici santoni.

Fra AMAB

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