Non muoio ma entro nella vita

Come ogni sacerdote mi confronto tutti i giorni con la sofferenza e la morte.

Ho accompagnato persone amiche e sconosciute nell’ultimo istante. Ho perso il conto dei funerali: persone di fede, atei, giovani, anziani, bambini… Ho vissuto dei funerali pieni di speranza e di luce, altri pieni di gelo in cui i morti presenti non erano solo quelli nella bara. Morti anziani e morti ammazzati, morti da incidente e morti di una vita incipiente. Ci sono stati dei momenti in cui ho dovuto trattenere le lacrime, lasciando che la Parola sovrastasse le mie povere e inutili parole.

Sono stato colto solo ieri dalla notizia della morte di M. una ragazza diciassettenne di Roma.

Avevamo tanto pregato per lei e sperato nella sua guarigione prima che un brutto male la sottraesse all’affetto dei suoi cari e al futuro della sua storia quaggiù.

Ho pensato ai suoi genitori e a quanto sia doloroso dover seppellire un figlio o sopravvivere a una figlia che non c’è più.

Ho sperimentato qualcosa di simile quando morì durante una banale partita di calcio un mio confratello poco più che ventenne. Orfano di madre, abbandonato dal padre, lo avevo accolto nel nostro seminario francescano in Benin. Brillava in bontà ed intelligenza ma credo che ugualmente questo discendente di Cam è già una perla bruna da incastonare nella corona della Chiesa trionfante.

Qualche volta, quando vado al cimitero, c’è qualche persona adulta che viceversa piange sulla tomba del genitore dicendo che la lasciò quando era ancora piccola.

Mi mostrano le foto, mi lasciano delle foto…

Custodisco tutto sacramente e caramente, consapevole del mistero generativo del sacerdote.

Poco prima del Sinodo della Famiglia il Papa disse a Santa Marta: “La morte è un’esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita; eppure, quando tocca gli affetti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale (…) “Quanta gente, io capisco, si arrabbia con Dio, bestemmia, ‘perché mi hai tolto il figlio, la figlia, ma Dio non c’è, non esiste, perché ha fatto questo’, quante volte abbiamo sentito questo. Questa rabbia è un po’ quello che viene dal cuore del dolore grande, la perdita di un figlio, di una figlia, di un papà, di una mamma è un grande dolore, questo accade continuamente nelle famiglie”.

Anche Gesù pianse sulla tomba di Lazzaro, ma lo resuscitò così come risusciterà ognuno di noi, ognuno di coloro che ci hanno preceduti alla Casa del Padre.

L’amore è più forte della morte. Per questo la strada è far crescere l`amore, renderlo più solido e l`amore ci custodirà fino al giorno in cui ogni lacrima sarà asciugata, quando non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno.

L’amore è più forte della morte. I nostri cari non sono scomparsi nel buio del nulla: la speranza ci assicura che essi sono nelle mani buone e forti di Dio.

Alla stessa età di M., affetta da un tumore osseo di quarto grado, moriva poco tempo dopo l’infausta diagnosi Chiara Luce Badano.

E’ stata beatificata nel 2010 a venti anni esatti dalla scomparsa. Se fosse vissuta avrebbe avuto quasi la mia stessa età; era del 1971.

Ho incontrato i suoi genitori in Brasile, durante la GMG di Rio de Janeiro.

Mi hanno detto che la loro Chiara voleva portare tutti a Gesù. Ieri sera le ho chiesto di portare a Gesù questa sua coetanea appena deceduta affinché la terra le sia leggera e la porta del Cielo aperta.

Morta nella festa della Madonna del Rosario del 1990 Chiara Luce scrisse alla mamma: “Sii felice, perché io lo sono. Ciao!”

Quando la fede riempie il cuore, nonostante i tanti dubbi, la morte spaventa meno e possiamo arrivare a dire, con frate Francesco, che la morte diventa “sorella”, perché ci introduce alla pienezza.

Fra AMAB

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