Tanti auguri a Papa Francesco!

Era un pomeriggio piovoso quello del 13 marzo di cinque anni fa.
Assistevo dalla Sala Stampa il Conclave e visto l’imbrunire con il saio e i sandali ormai inzuppati d’acqua, decisi di rientrare in convento benché mancasse lo spoglio dell’ultimo scrutinio della giornata.
Mi ero appena risistemato e rifocillato quando per scrupolo accesi la televisione.
Fumata bianca! Corsi nuovamente a piazza San Pietro “posteggiando” lo scooter su un marciapiede e riuscii a farmi posto sul palco delle telecamere, tra RAI e Mediaset.
Jorge Bergoglio anche se non era dato per favorito rimaneva tra i papabili.
Piacque subito il suo empatico “buonasera”, la talare senza mozzetta rossa e il nome di Francesco.
Capiì subito che qualcosa sarebbe cambiato nell’ortoprassi della Chiesa poiché la dottrina rimane immutabile, la verità non muore, benché correnti politiche e cordate lobbistiche – che non mancano neanche all’interno dei sacri palazzi – abbiano quasi da subito creato una polarizzazione tra i due ultimi pontificati, smentita e umiliata dal Papa emerito in persona Joseph Ratzinger che proprio oggi ha tacciato di stolto chi parla di discontinuità di Magistero.
Quando il neo eletto Papa chiese agli almeno cinquecentomila presenti di pregare per lui e quando ancora fece pregare per Benedetto XVI, i media si riumanizzarono.
Vidi scene mai viste prima. Le giornaliste furtivamente prendevano il fazzoletto dalla loro borsetta e asciugavano le lacrime di commozione.
Quando poi Papa Francesco disse che sarebbe andato a “salutare la Madonna” capii subito che l’indomani sarebbe andato a S. Maria Maggiore. Chiamai i confratelli che prestano servizio di sacrestia in quella basilica, ma le cellule per i telefonini erano saturate e non si riusciva a comunicare. Quando un’oretta più tardi riuscii ad entrare in contatto con loro, non credevano alla mia previsione.
L’indomani mattina il Papa era da loro e qualcuno era stato anche riconosciuto da lui come “vecchio amico”.
Il 19 marzo TGCOM 24 mi invitò a commentare l’inizio del ministero petrino di Papa Francesco e rimasi cinque ore davanti le telecamere.
Da allora ho continuato a seguire assiduamente la missione di Papa Francesco incontrandolo più volte, accompagnando i suoi viaggi, analizzando i suoi discorsi, studiando i suoi documenti, immortalati in due libri.
Ogni volta che l’ho incontrato mi ha sempre sorpreso la sua spontaneità disarmante. Un uomo libero, senza fronzoli, complessi e soprattutto maschere. Ho presto scoperto in lui una sensibilità umana e una spiritualità fuori dal comune che metteva insieme il meglio della tradizione italiana con quella sudamericana in una leggibilità per me chiarissima del suo pensiero e della sua dinamica pastorale: “Chiesa in uscita, Chiesa povera tra i poveri, cultura dello scarto, la carne di Cristo…” erano per me espressioni note e collaudate dall’attività missionaria nel “Nuovo Mondo” e nel “Continente della Speranza”.
Ogni volta che mi sono avvicinato a lui mi ha impressionato la sua umiltà, quasi che il Papa fossero gli altri, il sorriso sincero e la battuta sempre pronta… “peggio” di un napoletano!
La rivoluzione che sta portando avanti è quella della tenerezza e della misericordia di cui il mondo ha tanto bisogno: Miserando atque eligendo…
Dopo essere uscita dagli orrori delle guerre e dopo l’edonismo del boom industriale, era necessario che l’umanità, sempre amata e cercata da Dio, ritrovasse se stessa, si pacificasse con se stessa, sovvertendo il pensiero di coloro che negli Anni ’70 avevano decretato la “morte di Dio” e più tardi cercato di relegare la religione alla sfera privata e intimistica.
Se Giovanni Paolo II fece cantare in Polonia ai connazionali vessati dai comunisti, “Noi vogliam Dio”, Papa Francesco vuole abbattere le mura di divisione e accarezzare le piaghe di un’umanità ancora divisa e ancora ferita dal peccato personale e sociale.
Una volta gli dissi che aveva trasformato il mio modo d’interpretare il ministero sacerdotale.
Vamos adelante con fe y esperanza, con alegria y con paz, mi rispose con una risata, una smorfia e una pacca sulle spalle. Quell’ “Andiamo avanti con fede e speranza, nell’allegria e nella pace” è l’invito che rimane nella mia tabella di marcia consapevole che “il tempo è superiore allo spazio”.
Tanti auguri Papa Francesco, ad maiora semper !

Fra AMAB

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *