Signore Gesù, dacci sempre la grazia della santa vergogna!

Nel suggestivo scenario del Colosseo si è svolta anche questo Venerdì Santo la Via Crucis presenziata dal Papa. Nell’Anno del Sinodo della Chiesa sui giovani la meditazione delle quattordici stazioni è stata affidata ai liceali dell’Istituto Pilo Albertelli di Roma quale pertinente novità.

Papa Francesco ha accompagnato il pio esercizio spogliato delle sue insegne episcopali, senza croce pettorale e senza anello, nel ricordo di Cristo che sale nudo sul suo patibolo.

Anche S. Francesco con la sua nudità volle imitare Cristo crocifisso.

Nella piazzetta di S. Maria Maggiore in Assisi rimise al padre, indignato per la sua radicale conversione, che lo trascinò in giudizio davanti al vescovo i vestiti di bisso e di seta colorati e soffici per rivestire le ruvide lane di un saio bigello a forma di croce.

Il più cinico e umiliante di tutti i supplizi è diventato in Colui che fa nuove tutte le cose un trono di gloria.

Mi piace contemplare particolarmente il Crocifisso di San Damiano, quella splendida opera d’arte di un ignoto medievale in stile bizantino che ispirò la vocazione di San Francesco. Alla sua domanda “Signore cosa vuoi che io faccia”, quel Crocifisso si animò e gli rispose: “Va e ripara la mia Chiesa che è in rovina”.

Francesco ventiquattrenne interpretò in quell’invito la ricostruzione di chiesette abbandonate e diroccate della sua regione come S. Damiano o Santa Maria degli Angeli.

Più tardi capì che il Signore lo chiamava a riparare non delle chiesette in calce e pietre ma la Chiesa, attraverso l’opera riformatrice dell’Ordine che avrebbe fondato, una nuova pentecoste che sarebbe durata per secoli.

Il legame di Francesco con la Croce è stato sin dall’inizio della sua conversione forte e chiaro.

Esso non è sfuggito alla sensibilità dei vari artisti dei quali uno dei più eloquenti è stato Bartolomeo Murillo.

Vidi per la prima volta una riproduzione di quell’opera appesa alle pareti delle cellette dei frati nel convento di Frigento.

In chiaro stile barocco è da subito leggibile ed intellegibile anche per un giovane.

L’interpretazione di S. Francesco che abbraccia il Crocifisso è duplice: da un lato si tratta di un atto di compassione e di pietà; dall’altro lato si direbbe la volontà di schiodare il Cristo e prendere il suo posto sulla Croce.

Si parla sempre molto poco della concrocifissione del cristiano, eppure è il solo modo con il quale si possono trasfigurare le nostre “croci” quotidiane e conferire ad esse un senso, una speranza.

La croce di Gesù è stato il primo altare cristiano della storia. Su di esso fino alla fine dei tempi si immoleranno tanti uomini, ma in modo particolare coloro che lo hanno testimoniato fino al sacrificio di sangue.

Penso ai martiri di un tempo, penso ai martiri di oggi.

Tanti nostri correligionari sono ingiustamente massacrati o costretti all’esodo in varie regioni del mondo soprattutto in quelle medioorientali.

Guardo me stesso e ne provo vergogna.

Nella sua riflessione conclusiva alla Via Crucis 2018 Papa Francesco ha parlato di vergogna e ha chiesto al Signore di poterne sempre avere: “Signore Gesù, dacci sempre la grazia della santa vergogna!”

Non c’è peggiore disgrazia infatti che l’indifferenza, il lasciare scorrere una vita senza lasciare traccia: né da “povero cristo”, né da cireneo.

La croce quando l’abbracciamo lascia sempre la sua traccia che diventa solco per la semina dei nuovi cristiani, irrorata dal sangue innocente e per questa resa feconda.

Accanto all’indifferenza verso i bisognosi esiste però un’altra indifferenza subdola e dannosa: quella verso il peccato.

Tante persone oggi si sono talmente radicate nel peccato da aver anestetizzato la coscienza e non provare più vergogna dei propri peccati.

Ridonaci allora Signore il senso del peccato che da generazione malvagia e perversa abbiamo perso perché il principio della sapienza, la capacità di vedere le cose nella tua luce, è il santo timor di Dio, è il timore di offenderti, ma è anche il coraggio e la fierezza della croce, strumento e segno di vittoria sul peccato e sulla morte.

Fra AMAB

 

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