Non mi vergogno di Cristo

Mi è capitato più di una volta d’incrociare per strada gruppetti di giovani dal comportamento spavaldo, incuriositi o forse infastiditi dal mio saio francescano.
Dietro il loro riso e le loro canzonature ho sempre sentito un grido di aiuto levarsi da un’adolescenza inquieta…
Mi sono sempre avvicinato a questi ragazzi con alcuni dei quali è nata poi una sincera amicizia che conservo tuttora.
Le maschere cadono presto quando guardi negli occhi le persone.
Storie di figli con i genitori divorziati, di fratelli in carcere, di abuso di alcool, droga, sesso e delinquenza, abbandono prematuro della scuola …
Sono storie per me sempre sacre come quella di ogni uomo e di ogni donna che può conoscere improvvisamente la svolta in mille modi e per mille strade diverse.
Non ha forse detto recentemente Papa Francesco che uno dei brani evangelici che più gli piacciono è quello della conversione di Matteo?
In ogni incontro ho voluto insegnare a questi giovani principalmente una cosa: non vergognarsi mai di Cristo ma anche non vergognarsi delle proprie ferite.
Ricordo che una volta uno di questi giovani si levò in mezzo ad altri e mi disse: “Non perdere tempo con noi, tanto nessuno crede più in Dio…”
Gli risposi prontamente che si sbagliava di grosso e che la spiritualità stava prendendo la sua rivincita anche nella sfera pubblica dalla prima decade del Duemila dopo che negli Anni ’70 Francesco Guccini cantava, “Dio è morto”.
Naturalmente semplificai nel suo linguaggio questi concetti e poiché mi piace creare delle storie, mi feci dire a bruciapelo quale fosse innanzitutto il loro cantante preferito.
Un ragazzo mi rispose, “Nek!”
Non l’avesse mai fatto!
Gli risposi che Filippo Neviani, in arte Nek, si è riavvicinato fortemente alla fede cattolica da qualche anno durante un viaggio a Medjugorje, invitato da Chiara Amirante, la fondatrice di Nuovi Orizzonti che conosco personalmente per averle affidato una ragazza da recuperare.
Nek ha più volte dichiarato: “Ho visto quanto Dio sia vicino, quanto Dio non sia astratto quanto opera attraverso la nostra piena disponibilità». https://www.youtube.com/watch?v=hf9h74TcrHc&feature=related
Un altro ragazzo da buon emiliano si mise a ridere e replicò: “A me piace Vasco!”
Pochi giorni prima avevo letto un’intervista di Vasco Rossi che nell’ ammettere che “il materialismo non basta”, confessava con naturalezza: “Ho fatto battezzare mio figlio Luca e voglio che abbia una educazione cattolica”.
Erano basiti. Il terzo e ultimo ragazzo presente mi disse invece: “A me piacciono i gruppi che cantano in inglese, roba tosta. Preferisco gli U2!”
Mi stava invitando a nozze!
Il cantante Bono Vox (al secolo Paul Hewson), leader degli U2, una delle rock band più importanti degli ultimi 30 anni, in quei giorni era da poco tornato in Vaticano per ringraziare la Chiesa del ruolo svolto nella campagna mondiale per la riduzione del debito estero dei Paesi poveri.
Bono non ha mai nascosto la sua fede cattolica, la quale traspare anche da diverse sue canzoni. Lui stesso ha affermato: «Nella musica degli U2 ci sono cattedrali e strade. Le strade conducono alle cattedrali e mentre ci cammini ti senti nervoso, come se qualcuno ti seguisse. Se ti volti non c’è nessuno. Poi finalmente entri nelle cattedrali e solo allora capisci che c’era davvero qualcuno che ti seguiva: Dio”. Poi continua: “La risposta laica alla storia di Cristo è sempre questa: è stato un grande profeta, ovviamente un ragazzo molto interessante, ha avuto molto da dire sulla falsariga di altri grandi profeti, siano essi Elia, Muhammad, Buddha o Confucio. Ma in realtà Cristo non permette di dire questo di lui. Cristo dice: “No, non sono un insegnante, non chiamarmi maestro. Non dico che sono un profeta: Io sono il Messia. Sto dicendo: Io sono Dio incarnato”. O Cristo era quel che ha detto, il Messia, oppure era pazzo completo. Ma l’idea che l’intero corso della civiltà per oltre la metà del globo potrebbe avere il suo destino cambiato e capovolto da un pazzo, per me è inverosimile».
Arrivò poi il turno delle ragazze…
Una mi disse: “Per me Antonello Venditti è un grande!”
Le cercai e trovai subito nel browser del mio smartphone l’intervista nella quale il cantautore romano dichiarava: “Sono comunista e profondamente cattolico, credo fermamente che alla base della nostra vita ci sia il Cristo e la Croce…”.
Un’altra ragazza sghignazzò con sguardo compassionevole verso la coetanea e disse: “A me piace Lady Gaga!”.
Avevo letto qualche anno prima su “Studi Cattolici” un’intervista su di lei e su Shakira in cui entrambe le pop star – strano a crederci, ma vero – dichiaravano di recitare prima di andare a dormire tre “Ave Maria”.
In effetti Lady Gaga non ha mai tenuto segreto il fatto di essere cattolica e di recente la fede ha assunto un ruolo importante nella sua vita.
Lo scorso anno ha postato un messaggio sul fatto che era andata a Messa con la sua famiglia scrivendo: “Grazie, padre Duffell, per l’omelia, splendida come sempre. Mi sono così commossa oggi quando ha detto che l’Eucaristia ‘non è un premio per chi è perfetto, ma il cibo che Dio ci dona’!”
I giovani erano esterrefatti e si stava creando qualcosa di “magico” fra di noi.
Sorpresi delle mie conoscenze musicali, non immaginando che fossi un anche un giornalista abituato a raccogliere dati, mi chiesero per quale squadra facessi il tifo.
Risposi prontamente il Napoli, il che rischiò di interrompere per qualche frazione di secondo la chimica empatica che si era creata fra di noi.
Mi dissero che erano tutti juventini – tranne una romanista – e anche da quella risposta ne profittai per rinforzare la mia apologia.
Antonio Conte, infatti, stava per lasciare la panchina della squadra bianconera.
Tutti ne conoscevano le ottime doti di allenatore, ma in pochi conoscevano un altro aspetto, meno pratico e più mistico. Conte è un cattolico fervente e in diverse occasioni ha invocato pubblicamente Dio affinché aiutasse lui e la sua squadra ad incamerare risultati importanti nello sport e nella vita.
L’ “allenatore di Dio” in un’intervista a Sky Sport alla vigilia di Natale di qualche anno fa, raccontò il suo rapporto stretto con la fede. «Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia religiosa – spiegò Conte -. Parlo molto con Dio. Prima di dormire, prego sempre. Faccio il segno della croce anche prima di mangiare, mi affido a Dio e affido a lui i miei ragazzi. Finché Dio è dalla mia parte, non ho paura di niente».
Tra queste ragazze c’era anche una polacca e ne profittai per parlarle del capitano della sua Nazionale di calcio, l’attaccante Robert Lewandowski che gioca nella Bundensliga al prestigioso club del Bayern Munich.
Ecco cosa il calciatore polacco dice di sé in un’intervista: “Non mi vergogno di Gesù”. Il mondo oggi sta andando molto veloce e a volte ci dimentichiamo i nostri valori e ciò che è veramente importante. La fede mi aiuta non solo in campo ma anche fuori da esso per cercare di essere una brava persona e seguire una strada giusta per la mia vita. So che Dio sempre mi guarda».
Dopo le divergenze sulle preferenze calcistiche preferii con questi ragazzi correggere il tiro parlando della Ferrari di Formula Uno convinto che sarei andato a colpo sicuro su un comune consenso.
Non avevo considerato il bastian contrario di turno simpatizzante del campione del mondo in carica Lewis Hamilton, non ferrarista.
Sicuramente il Signore “si stava divertendo con noi” per richiamare alla fede quei giovani.
Hamilton, infatti, è un grande pilota, ma anche un uomo di fede.
Porta una croce al collo e si dichiara cattolico praticante da sempre. Di papa Francesco ammira il modo di parlare alla gente. Anche ai non credenti. “Va soprattutto a loro – dice – il suo messaggio”.
Hamilton poi dichiara ancora: «Vivo alla luce del sole la mia fede. I miei colleghi mi rispettano. Poi rivela… «Nel nostro sport ci sono molti più credenti di quanto non sembri». E al giornalista che infine gli chiede: «Lei ha paura ad ogni gara? » Hamilton risponde: «Ho Gesù dalla mia parte».
Chi l’avrebbe mai detto che un incontro fortuito con dei ragazzi per strada avrebbe sortito un simile effetto?
Dio lo incontri dove meno te lo aspetti e con chi meno te lo aspetti. Ciò che conta è non rinunciare mai a cercarlo e ad annunciarlo una volta trovato. Il Signore non è forse l’Onnipresente?

Fra AMAB

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