Un curioso cappello…

« L’arroganza – scriveva Juli Moranduzzo – è il peggior cappello che si possa portare in testa. Fa parte del corredo dell’ignoranza. La buona educazione è l’abito migliore delle persone intelligenti. Con essa non si fa mai brutta figura. »

Una delle malattie più diffuse nella nostra società è l’arroganza.
Lo scriveva qualche tempo fa un editorialista sulla Terza Pagina di un quotidiano nazionale.
L’arroganza veniva descritta come un morbo… Un’epidemia!
Mi è sembrato esagerato, ma effettivamente è sufficiente guidare nel traffico, recarsi a uno sportello pubblico e sedere tra i banchi di scuola per riscontrare con amarezza la fondatezza dell’accusa.
Si è purtroppo arroganti anche in famiglia, nella parrocchia, nel Parlamento!
Altro che dialogo, pane e carità.
Ricordo ancora divertito quel film di Totò nel quale il comico napoletano ripeteva: “Lei non sa’ chi sono io!”
Sempre come Totò bisognerebbe rispondere: “Ma mi faccia il piacere!”
L’esempio di Cristo aggredito dagli arroganti ci lascia invece stupiti per il suo contegno, il suo silenzio, la sua nobiltà e forza d’animo.
Tale atteggiamento alimentava forse ulteriormente la prepotenza degli empi.
Bando al dito d’accusa sugli altri, l’arroganza è molto “viva” tra tutti noi; non è più soltanto la caratteristica di certi personaggi pubblici.
Essere arroganti ed innervosirsi nelle situazioni è purtroppo sinonimo di vuotezza interiore.
Se mi innervosisco facilmente e inutilmente, oltre a trasformare l’aggressività in vizio di collera, sviluppo arroganza, spacconaggine e superiorità significa che sono diventato succube della situazione e sto arrancando.
Quindi mi chiedo e dico: l’umanità di questi tempi è vuota.
L’Arroganza è il modo più brutto e distruttivo per nascondere una grande insicurezza e una falsa convinzione di se stessi.
Una persona arrogante brucia piano piano dentro, ecco perché spesso fa terra bruciata intorno a sé, di norma porta con sé un bagaglio pesante di prepotenza, di collera e vive in uno stato di negazione… nel senso che non riesce a donare ciò che la situazione o la relazione necessita, a volte determinate circostanze necessitano di compassione, di forza d’animo, di calma, di amore… è chiaro che se non sviluppo determinate qualità vengo tirato dal turbine negativo della situazione e quindi sviluppo anch’io negatività e quindi sto negando la parte buona, sincera, onesta e reale di me stesso.
Ecco perché la stragrande maggioranza dell’umanità oggi è falsa, il mondo è falso, nonostante venga fatto apparire come reale vive in un continuo stato di negazione. Un continuo auto-fustigarsi camuffato da arroganza. Questa è la condizione del mondo oggi, una grande penitenza di massa che viene fatta passare come qualcosa di fashion, di “alla moda”, di figo. In realtà tutto falso.
E’ tutto un grande morbo camuffato. Questo è il significato profondo dell’arroganza, qualcosa di marcio viene presentato come qualcosa di bello e stabile, in realtà è l’opposto.
Ecco perché gli arroganti indispettiscono il più delle volte, perché non ce la fanno più loro stessi e tentano di trascinare con sé i malcapitati attorno. Ti è capitato di conoscere un arrogante? Ci è capitato di esserlo noi? In tutti noi c’è un dose di arroganza ed il fatto che è una caratteristica generale ci porta ad una riflessione sicuramente più grande.
Se ho qualcosa valgo qualcosa, invece è l’esatto opposto: se sono necessariamente ho e valgo.
E pensare che Confucio diceva addirittura: “La meschinità è preferibile all’ Arroganza”.
Quanto è grande quindi il danno che infliggiamo a noi stessi e agli altri con questa attitudine?
«Beati i miti perché erediteranno la terra» (Mt 5,5).
Sì, chi ama non si agita, non ha fretta, non offende, non ingiuria.
Chi ama si domina, è dolce, è mite, è paziente.

Fra AMAB

 

Una risposta a “Un curioso cappello…”

  1. Buongiorno,
    con sorpresa, scorrendo tra i vari siti sul mio nome, mi trovo davanti a questa mia frase scritta un po’ di tempo fa. Mi ha fatto davvero piacere che sia stata fonte di spunto per una Sua riflessione che condivido pienamente. La ringrazio per aver considerato e condiviso questo mio pensiero.
    Juli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *