La Festa del Perdono

Abbiamo celebrato quest’oggi in parrocchia la “festa del perdono”.
I bambini del terzo anno del corso di Prima Comunione si sono accostati per la prima volta al sacramento della Riconciliazione.
E’ davvero una grande consolazione fare l’esperienza della misericordia e della tenerezza di Dio. Dio è più grande del nostro cuore e noi valiamo più dei nostri peccati.
E’ sempre commovente il brano del Vangelo di Luca che ci presenta l’esperienza del figliol prodigo.
Quel giovane scapestrato e ingrato rimane stupito dall’atteggiamento del padre che lo riabilita nel consorzio familiare con gli stessi diritti persi in nome di una sfrenata ricerca di autonomia e libertà, tale da fargli più tardi invidiare i porci.
Dio ci stupisce, ci ri-crea e ci riconquista con il suo amore.
Dio sa che in fondo siamo tutti malati di “coccolite”, abbiamo bisogno di qualcuno che ci abbracci. Piccoli o grandi, non importa: basta essere esseri umani per aver bisogno di amore.
L’uomo ha un innato bisogno di appartenenza: nessuno ama essere figlio di nessuno! Il Padre lo sa: per questo ci abbraccia, per questo si lascia travolgere dall’emozione e si getta al collo del figlio.
In tal modo, si noti, impedisce al figlio di inginocchiarsi per chiedergli perdono.
Delicatezza di Padre! Delicatezza che ci contiene tutti e sempre.
Forse non ci pensiamo, forse non ci sembra vero, tanto le cose ci vanno sempre storte, eppure anche allora Dio ci sta abbracciando.
Si dice che Dio tenga ogni persona per un filo. Ebbene, quando uno commette un errore, un peccato, il filo si spezza. Allora Dio lo riannoda. E così va a finire che più uno si allontana, più Dio se lo avvicina. Fino ad arrivare a baciarlo.
Dobbiamo liberarci dall’immagine di un Dio meschino!
Sono stati gli uomini ad inventare un Dio minaccioso e sempre arrabbiato. Poi per liberarsene e sopravvivere, alcuni hanno fatto ricorso all’ateismo.
Tante sono le immagine sbagliate del Dio Uno e Trino, ridotto da tanti come per gli antichi Greci a categorie umani passionali, vendicative e dispettose come le divinità dell’Olimpo.
Il santo timor di Dio è quindi la preoccupazione di offendere il Signore, offendere Colui che ci ama infinitamente, Colui che ci fa esistere e sussistere, che ci da in abbondanza ogni bene, anche se alle volte noi non raccogliamo che briciole.
Il male intrinseco del peccato è il mistero dell’ingratitudine, l’avversione contro Dio e la convergenza verso le creature, come spiegava S. Agostino, il teologo armonizzatore della libertà e della grazia.
Col peccato non si scherza. Siamo stati riscattati al prezzo del Sangue dell’Agnello.
Il mio augurio è che questi fanciulli possano conservare la gioia e l’emozione di questo giorno nell’incontro con il Signore ancora nella Prima Comunione il prossimo anno e più tardi e più ancora nella Confermazione e nel sacramento con il quale risponderanno all’amore di Dio: il matrimonio o, perché no, l’Ordine Sacro.
Mai mettere limiti alla Provvidenza di Dio.
Il mio auguro altrettanto importante è che questi fanciulli non si allontanino mai dall’Amore e dalla comunione con Dio con il peccato.
Possa Maria Santissima alla vigilia della festa delle mamme e del 101° anniversario delle apparizioni di Fatima accordare loro questa grazia sull’esempio dei “Tre Pastorelli” che pregarono e fecero penitenza per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non amano, cioè i poveri peccatori.

Fra AMAB

 

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