“ Madre della Chiesa” riconosciuta, vissuta e celebrata

Papa Francesco decreta la memoria obbligatoria di Maria Madre della Chiesa ogni Lunedi dopo Pentecoste.

Da oggi nel Calendario romano e in quello ambrosiano si celebra la memoria liturgica obbligatoria della «Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa».
Per volontà di Papa Francesco ogni lunedì dopo la Pentecoste sarà celebrata liturgicamente la «maternità di Maria verso la Chiesa».
Il decreto è datato 11 febbraio, memoria della Vergine di Lourdes.
Quest’anno il Messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale del malato aveva come tema proprio Mater Ecclesiae: “Ecco tuo figlio … Ecco tua madre”.
Già nelle Litanie lauretane – per volontà di san Giovanni Paolo II nel 1980 – la Madonna è venerata come Madre della Chiesa. Era stato comunque il beato papa Paolo VI, il 21 novembre 1964, a conclusione della terza Sessione del Concilio Vaticano II, a dichiarare la Vergine «Madre della Chiesa, cioè di tutto il popolo cristiano, tanto dei fedeli quanto dei pastori, e a stabilire che l’intero popolo cristiano rendesse sempre più onore alla Madre di Dio con questo soavissimo nome.
Quando Papa Montini a nome di tutto il popolo di Dio, volle che Maria fosse onorata e accolta come “Madre della Chiesa”, egli aveva davanti a sé la Costituzione dogmatica sulla Chiesa approntata dal Concilio Vaticano II, la Lumen gentium nella quale il capitolo VIII è dedicato alla Madre di Dio, perché non si possono separare Maria e la Chiesa.
Il titolo di Maria Madre della Chiesa ha radici profonde. Il fatto che la Vergine Maria sia Madre di Cristo e insieme Madre della Chiesa era già in qualche modo presente nel sentire ecclesiale a partire dalle parole “profetiche” di sant’Agostino e di san Leone Magno. Il primo, infatti, dice che Maria è madre delle membra di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla rinascita dei fedeli nella Chiesa; l’altro poi, quando evidenzia che la nascita del Capo è anche la nascita del Corpo, indica che Maria è al contempo madre di Cristo, Figlio di Dio, e madre delle membra del suo corpo mistico, cioè della Chiesa.
Riflessioni teologiche scaturite dalla pagina del Vangelo di Giovanni (Gv 19, 25) in cui si narra che Maria stava ai piedi della Croce. E Cristo le affidò il discepolo prediletto, Giovanni, dicendo: “Donna, ecco tuo figlio!”. E poi: “Ecco tua madre!”. La Madonna – sottolinea il decreto – «accettò il testamento di amore del Figlio suo ed accolse tutti gli uomini, impersonati dal discepolo amato, come figli da rigenerare alla vita divina, divenendo amorosa nutrice della Chiesa che Cristo in croce, emettendo lo Spirito, ha generato. A sua volta, nel discepolo amato, Cristo elesse tutti i discepoli come vicari del suo amore verso la Madre, affidandola loro affinché con affetto filiale la accogliessero».
Già nel Cenacolo Maria ha iniziato la propria missione materna pregando con gli Apostoli in attesa della venuta dello Spirito Santo. E la scelta della memoria liturgica nel Lunedì dopo Pentecoste è legata proprio a questa presenza della Vergine nel Cenacolo. Nel corso dei secoli – aggiunge il documento del dicastero vaticano – «la pietà cristiana ha onorato Maria con i titoli, in qualche modo equivalenti, di Madre dei discepoli, dei fedeli, dei credenti, di tutti coloro che rinascono in Cristo e anche di “Madre della Chiesa”, come appare in testi di autori spirituali e pure del magistero di Benedetto XIV e Leone XIII».
Porre attenzione alla maternità ecclesiale di Maria non è coltivare una devozione mariana fra le tante, ma obbedire al volere di Gesù». Infatti «essa si fonda sulla volontà testamentaria di Cristo. Perché è il Vangelo stesso di san Giovanni a testimoniare quali siano state le ultime volontà di Gesù in croce. Dicendo a Maria: “Donna, ecco il tuo figlio!”, ha voluto che si prendesse cura di ogni suo discepolo come madre; e dicendo al discepolo amato: “Ecco tua madre!”, ha chiesto che ogni discepolo nutrisse un legame filiale con Maria».
Maria, Giovanni Battista, i Dodici, le sorelle di Betania, tutti costituiscono una “costellazione umana” attorno a Gesù che non sempre è limitata alle origini della chiesa: attraverso lo Spirito Santo, non solo Pietro ma anche altri “hanno delle missioni fondanti e, a modo loro, hanno una vita non meno costitutiva e una rappresentanza nella chiesa”.
Riecheggiando il Concilio, il teologo svizzero Hans Urs von Balthasar ritiene che la mariologia non possa essere dissolta dall’ecclesiologia.
S. Giovanni Paolo II lo citò nella lettera enciclica Mulieris dignitatem dicendo che Maria è “Regina degli Apostoli” pur senza rivendicare poteri apostolici per sé. Ella possiede qualcos’altro e qualcosa di più.
Attraverso il “sì” perfetto d’amore e di santità di Maria a Dio, il mistero della vita trinitaria entra nella storia come una comunione cristocentrica.
È un principio che abbraccia tutti i principi, come indica l’immagine dei mistici tedeschi: il manto di Maria che si estende su tutta la chiesa.
Sia Pietro che Maria si rapportano all’unità della chiesa nel loro modo peculiare, ma lo fanno nella reciprocità.
Adottando il linguaggio della famiglia, von Balthasar parla del ministero petrino nella chiesa come del ruolo del capofamiglia. Maria invece è la Madre. Maria costituisce l’unità interna della chiesa mentre Pietro è, nell’ambito del collegio degli apostoli, il principio di unità esterno.
Il principio mariano si fa visibile come continuazione del lavoro di unità svolto da Maria. Essa ha a che fare con la formazione di un popolo costituito da fratelli e sorelle di Gesù, figli del Padre, e perciò di una comunità fondata sulla vita trinitaria.
Il principio mariano è tutto incentrato sull’amore – amore ricevuto, corrisposto e dato –. Maria è diventata un principio universale: il seno materno che elargisce ogni grazia cristiana.
È necessario per la Chiesa di oggi riscoprire il suo principio mariano, non nel senso di rinnovare semplicemente la devozione a Maria ma piuttosto nel senso di riconoscere che il principio mariano nella chiesa può farci vedere “come” essere chiesa, come avere un vero autentico spirito ecclesiale.
“Particolarmente nella nostra epoca, forse, è necessario guardare Maria, vederla come si manifesta e non come ci piace immaginarla. Guardarla soprattutto per non trascurare il ruolo essenziale che lei svolge all’interno della chiesa e nell’opera di salvezza.
Senza la Mariologia, la cristianità minaccia impercettibilmente di diventare disumana. La Chiesa rischia di diventare funzionalistica, senza anima, una dura impresa senza nessun momento di tregua, estraniata dalla sua vera natura.
Nella rivoluzione della tenerezza di papa Francesco, possa l’attenzione a Maria e ai suoi esempi portare un po’ di più di amore, di misericordia, di docilità alla voce dello Spirito.

Fra AMAB

 

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