DEDICATO AI NONNI

Si celebra il 2 ottobre la festa dei nonni.

In un paese che contende al Giappone il primato della più alta percentuale di anziani e di longevità il ruolo sociale, pedagogico e culturale dei nonni non è affatto banale.

Se a tutto questo si aggiunge la disgregazione della famiglia e la crisi di lavoro per chi non ne ha o le condizioni di lavoro per chi è occupato, la funzione dei nonni è davvero sussidiaria ed indispensabile nell’accompagnamento educativo delle nuove generazioni.

La Festa è concepita proprio come momento di incontro e riconoscenza nei confronti dei nonni-angeli custodi dell’infanzia. L’idea di un giorno nazionale da dedicare ai nonni è venuta per prima ad una casalinga del West Virginia, Marian Mc Quade.

La signora Mc Quade, mamma di 15 figli e nonna di 40 nipoti, iniziò la campagna nel 1970, ma lavorava con gli anziani già dal 1956. Nel 1978, l’allora Presidente americano, Jimmy Carter, proclamò che la festa nazionale dei nonni Grandparents Day fosse celebrata ogni anno la prima domenica di settembre dopo il Labor Day.

Promotore della festa dei nonni, da un decennio in Europa, è soprattutto l’Ufficio Olandese dei Fiori che ogni anno, organizza iniziative ed eventi per celebrare il legame unico e prezioso tra nonni e nipoti e invita a regalare ai nonni una piantina, per ringraziarli di tutto ciò che questi speciali angeli custodi fanno per i nipotini.

In Italia, Il 2 ottobre si celebra la ancora giovane festa dei nonni. La ricorrenza cade il 2 ottobre, il giorno in cui la Chiesa celebra gli Angeli. Istituita nel 2005 dal Parlamento che ha riconosciuto ufficialmente il ruolo fondamentale dei nostri nonni e non sfigura certamente accanto alla festa del papà e a quella della mamma. L’istituzione della festa prevede l’impegno concreto da parte degli Enti locali (Regioni, Province e Comuni) ad istituire iniziative per valorizzare il ruolo dei nonni ed un premio annuale, consegnato dal presidente della Repubblica al nonno e alla nonna d’Italia.

Le istituzioni hanno così voluto sancire il ruolo che essi rivestono nella nostra società ove rappresentano un importante punto di riferimento, una risorsa di grande valore, un patrimonio di esperienza e saggezza cui attingere, oltre che un concreto ed indispensabile aiuto nell’educazione dei giovani all’interno delle famiglie di appartenenza.

Certo, le nonne e i nonni sono un tesoro. Un tesoro e una benedizione. Lo sanno bene tante giovani coppie, che possono contare sui nonni a cui affidare i loro piccoli quando sono obbligati dal lavoro o da impegni di carattere sociale. Li vediamo spesso anche noi passeggiare nei giardini spingendo la carrozzina o tenendo per mano il piccolino, o, seduti su una panchina in un parco, a guardare i bambini che giocano a pochi passi di distanza. Ed è facile accorgersi che non è semplicemente «badare» i bambini, ma camminare con loro, trasmettendo loro la sicurezza di essere amati, aiutandoli a guardare con serenità e senza paure il mondo che li circonda e nel quale un po’ per volta stanno entrando. Ed è facile accorgersi che dai volti, dai gesti, dalle parole, spesso dai canti delle nonne e dei nonni, sprizza la gioia di chi fa crescere la vita e gusta l’esperienza di chi riceve amore, perché ha donato amore.

In una curiosa indagine pubblicata da La Stampa due anni fa, si affermava che i padri italiani – a confronto degli spagnoli, dei norvegesi, degli svedesi, degli olandesi – sono quelli che trascorrono meno tempo con i figli. Penso e spero che i 15 minuti, allora calcolati come tempo che i padri passano con i figli, siano aumentati, perché, almeno ad impressione, i padri più giovani sono sempre più coinvolti nel rapporto con i figli e mostrano grandi capacità di giocare con loro. Ma è certo che i nonni, che in alcuni casi sostituiscono i genitori, sempre integrano e arricchiscono la crescita dei piccoli e favoriscono l’equilibrio del loro sviluppo. Fino al punto che i nonni diventano i confidenti, e quasi i «conniventi» dei piccoli nei loro problemi.

Sono oltre 12 milioni i nonni in Italia. I nipoti arrivano in media a 54,8 anni. Il nostro è il paese europeo con la più alta percentuale di nonni che si occupano di un nipote, quasi il 26% mentre i genitori sono al lavoro. Sono uno strumento del welfare, fra i più efficaci in Italia negli ultimi anni. Ogni 100 giovani ci sono 157,5 anziani. È l’indice di vecchiaia in Italia, cresciuto di oltre 14 punti percentuali fra il 2005 e il 2015.

Una recente ricerca dice che per i loro servizi i nonni dovrebbero essere pagati quasi 2000 euro al mese. Dei quasi 60 milioni e mezzo italiani, i dati Istat sono aggiornati al primo gennaio 2018, il 22,6% ha dai 65 anni in su.

Oggi molti anziani, dai 60 anni in su, si sentono ancora in buona salute. Quelli più avanti con gli anni appartengono alle generazioni che hanno vissuto, seppure marginalmente, la guerra con i suoi drammi e privazioni, ma sono stati poi i «protagonisti» del boom economico che ha portato l’Italia tra le nazioni più industrializzate del mondo, seppure con le storture che tutti conoscono. Ci sono poi i sessantottini, che hanno superato, o si apprestano a farlo, i 60 anni e hanno vissuto anch’essi i grandi cambiamenti della società.

La terza età è vissuta con sorprendente orgoglio ed è molto meno legata all’immagine di «vecchio» o «anziano» di quanto si possa pensare. Una fetta della popolazione non sente il peso degli anni che passano, nonostante la data di nascita sulla carta d’identità.

L’Osservatorio della Terza Età (Ote), diretto da Andrea Monorchio, fornisce uno spaccato dell’enorme contributo sociale e familiare dei nonni italiani, evidenziando un fenomeno silente, molto diffuso, forse dato per scontato e per questo sottovalutato.

Essere solidali è una prerogativa della stragrande maggioranza degli anziani. «Il 42% delle nostre famiglie – dice l’Ote – si avvale, secondo il Censis, dell’assistenza dei nonni per la cura dei propri figli. Una dedizione ricambiata anche dai nipoti che nella stragrande maggioranza (70%) vedono in loro un sicuro punto di riferimento per le piccole e grandi esigenze e solo raramente (10-20% dei casi) li considerano come “ingombranti o rompiscatole”».

Stare con i bambini mentre mamma e papà sono al lavoro, accompagnarli a scuola, in piscina o al catechismo, seguirli nello studio, secondo l’Ote, impegna i nonni per un tempo che può arrivare anche fino alle 35 ore settimanali: una vera e propria attività lavorativa che dà molte soddisfazioni, ma comporta anche tanta fatica.

La generosità degli anziani non si ferma alla disponibilità fisica, ma investe anche la sfera economica. «Sebbene la categoria notoriamente non navighi nell’oro – osserva l’associazione – quasi il 9% della pensione (circa 7,5 miliardi di euro) è impiegata per figli e nipoti».
I nonni non salvano solo il bilancio familiare ma spesso le famiglie stesse, o per lo meno concorrono a mantenere equilibri e a far sentire serenità e costante presenza di calore umano, affetti e attenzioni ai bambini, loro nipoti.

Cos’è, invece, che offusca la felicità degli anziani? Secondo una recente ricerca del Censis, il timore di malattie o eventi invalidanti preoccupa il 37,4% degli intervistati, una realtà per il 35,4% che si sente condizionato dallo stato di salute. Preoccupa, inoltre, il futuro dei propri cari (24,1%) e la condizione economica, che finisce per limitare il 23,3% degli intervistati. Su quest’ultimo aspetto – secondo la ricerca – gli anziani mostrano un’apprensione che appare legata alla percezione di un indebolimento della loro situazione economica: il 67,1% ha osservato nell’ultimo anno un calo dei propri risparmi; il 25,9% ha dichiarato una riduzione di reddito che lascia supporre, essendo il campione composto per lo più da pensionati, che sia piuttosto diffusa la percezione per cui è il potere d’acquisto del proprio reddito ad essersi ridotto.

A questa fetta di società, rappresentata dagli anziani, l’Italia deve dire grazie, non con le parole o le frasi fatte, ma varando politiche attive di sostegno.

Se n’è accorta anche la pubblicità
Lo stato sociale di nonno – e soprattutto di nonna – è oggi un modello valorizzato non solo nella letteratura infantile ma anche nelle pubblicità». Ce lo ricorda Anna Oliverio Ferrari nel libro Arrivano i nonni!

«Negli spot televisivi – scrive la docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma – i nonni vi appaiono come garanti dell’autenticità e dell’efficacia dei prodotti alimentari e della abilità tradizionali: sono loro i veri intenditori, i consumatori consapevoli che tutelano la salute e il benessere dei nipoti! I nonni hanno acquistato una vera e propria identità sociale. A loro si chiede di assicurare la continuità dei legami intergenerazionali, ma anche di essere un sostegno e, a volte, un’alternativa ai genitori».

L’importanza degli anziani per la formazione delle nuove generazioni era in certo modo insostituibile nella società antiche. Oggi non è più pensabile nella stessa forma e con la stessa intensità. Eppure i nonni sono un complemento necessario in un mondo in cui tutto è monetizzato e tecnicizzato, il quale perciò rischia di dimenticare le cose che valgano e, per avanzare verso un necessario domani, cede alla tentazione di tagliare i ponti col passato.
I nonni ci trasmettono valori umani e ricchezza di fede. Non impancandosi a maestri, ma raccontando con la loro vita. Dice una vecchia storia orientale: «Mio nonno era uno storpio.

Raccontò che il suo santo maestro soleva saltellare e danzare mentre pregava. Mio nonno si alzò e raccontò, tanto che ebbe bisogno di saltellare e danzare come faceva il maestro. Da quel momento guarì». Ecco: le storie si raccontano con la vita, allora vengono davvero credute e aggiungono vita agli anni di chi le racconta. Il mondo moderno ha bisogno di profondità e di orizzonti. I nonni hanno un ruolo molto importante per insegnare con la saggezza della loro esperienza il senso profondo della vita.
Perché la vita umana ha un senso anche nel suo tramonto. Infatti, come scrive San Paolo ai Corinzi, «se anche il nostro uomo esteriore cade in sfacelo, il nostro uomo interiore si rinnovella di giorno in giorno» (2Cor.4,16). Infatti sia il decadimento, sia l’inaspettato vigore dei vecchi sono, anche se apparentemente opposti, due segni convergenti che rimandano alla fede nel Dio della vita e indicano nella totale dipendenza da Lui il nucleo di ogni sapienza.

Una donna molta anziana, ospite di una casa di riposo, dopo essere stata colpita da ictus, volle verificare la sua capacità di conoscere e di esprimersi e scrisse una specie di poesia che mi mise fra le mani. Fra l’altro diceva: «Siano settanta o sedici, vi è in ogni cuore l’amore per lo stupendo, la dolce meraviglia delle stelle e la brillantezza delle cose e dei pensieri, la coraggiosa sfida degli eventi, l’immancabile infantile curiosità e la gioia di vivere… Fin quando il cuore riceve messaggi di bellezza, di gioia, di coraggio, di grandezza e di potenza, sia dalla terra che dall’uomo o dall’Infinito… tu sarai giovane».

Nella vita di ciascun individuo i nonni sono delle figure molto importanti, che guidano i nipoti fin dalla loro infanzia, essendo sempre presenti in ogni momento importante della loro esistenza. Sin dal periodo dell’infanzia la figura dei nonni è fondamentale dopo quella dei genitori che sono i soggetti principali che danno ai propri figli delle linee guida essenziali per la loro educazione.
Spesso i nonni sono il secondo punto di riferimento per le famiglie che, in caso di difficoltà, decidono di lasciare i loro figli nelle mani di persone fidate. I nonni sono per i propri nipoti un modello di riferimento e in primo luogo degli amici, in quanto non solo danno loro delle regole di educazione, ma perché sono loro compagni di giochi, forniscono loro tantissime perle di saggezza, gli raccontano delle favole e tante storie anche della loro vita personale. In ogni tappa della nostra vita i nonni sono presenti, sanno dare dei saggi consigli in ogni momento della nostra esistenza, spesso si pongono in nostra difesa quando cerchiamo di far valere le nostre opinioni, quando subiamo un torto. Possono essere definiti come dei veri e propri angeli custodi, importantissimo modello di riferimento a cui sempre ci dobbiamo ispirare e su cui sempre dobbiamo confidare.
Come dice Alex Haley: “Nessuno può fare per i bambini quel che fanno i nonni: essi spargono polvere di stelle sulla vita dei più piccoli.”
La frase pronunciata da Alex Haley è proprio vera, infatti, i nonni sono delle persone capaci di far sognare i propri nipotini, di farli sorridere sempre anche nei momenti più difficili della loro infanzia. Sono coloro che rispondono alle domande dei bimbi che nella più tenera infanzia si pongono mille perché.

In sostanza i nonni sono delle figure guida insostituibili nella vita dei propri nipoti e nel momento in cui non sono più presenti il vuoto che loro lasciano in ciascuno dei loro “ragazzi” è incolmabile.

Anche nella tradizione cristiana la Chiesa venera i nonni di Gesù nelle figure dei Santi Anna e Gioacchino, genitori della beata Vergine Maria.

Lo stesso Papa Francesco tra ii suoi ricordi d’infanzia e le persone che lo hanno maggiormente marcato cita spesso la sua nonna Rosa.

I nonni sono una benedizione, ha detto il Papa: gli antichi esempi gli danno ragione, anche se ovviamente sono difficili da imitare.

I signori dai capelli grigi o bianchi, padri e madri di indaffarati genitori, parlando ai nipotini della loro infanzia con i suoi sogni, parlando della fede, delle lontane processioni, delle bande di paese, di quell’attesa del primo incontro con il Signore nella festa più bella per un bambino, la Prima Comunione, non li annoieranno e da grandi i nipoti sapranno apprezzare il grande dono che hanno fatto loro i nonni.

Il Papa Giovanni Paolo II, nell’ultima raccolta di poesie intitolata Trittico romano canta: «L’uomo…scorreva sull’onda dello stupore! / Meravigliandosi, sempre emergeva / dal maroso che lo trasportava, / come per dire a tutto il mondo: / «Fermati, questo trapasso ha un senso, / ha un senso… ha un senso… ha un senso!».

Cari nonni, la vostra vita ha un senso: voi siete un tesoro per la Chiesa, voi siete una benedizione per il mondo.

Fra AMAB

 

I vecchi (Claudio Baglioni)

I vecchi sulle panchine dei giardini
Succhiano fili d’aria e un vento di ricordi
Il segno del cappello sulle teste da pulcini
I vecchi mezzi ciechi, i vecchi mezzi sordi
I vecchi che si addannano alle bocce

Mattine lucide di festa che si può dormire
Gli occhiali per vederci da vicino a misurar le gocce
Per una malattia difficile da dire
I vecchi tosse secca che non dormono di notte
Seduti in pizzo al letto a riposare la stanchezza
Si mangiano i sospiri e un po’ di mele cotte

I vecchi senza un corpo i vecchi senza una carezza
I vecchi un po’ contadini
Che nel cielo sperano e temono il cielo
Voci bruciate dal fumo dai grappini di un’osteria
I vecchi vecchie canaglie
Sempre pieni di sputi e consigli
I vecchi senza più figlie, questi figli che non chiamano mai
I vecchi che portano il mangiare per i gatti
E come i gatti frugano tra i rifiuti
Le ossa piene di rumori e smorfie e versi un po’ da matti
I vecchi che non sono mai cresciuti
I vecchi anima bianca di calce in controluce
Occhi annacquati dalla pioggia della vita
I vecchi soli come i pali della luce
E dover vivere fino alla morte che fatica
I vecchi cuori di pezza

Un vecchio cane e una pena al guinzaglio
Confusi inciampano di tenerezza e brontolando se ne vanno via
I vecchi invecchiano piano
Con una piccola busta della spesa
Quelli che tornano in chiesa lasciano fuori
Bestemmie e fanno pace con Dio
I vecchi povere stelle
I vecchi povere patte sbottonate
Guance da spose arrossate di mal di cuore e di nostalgia

I vecchi sempre tra i piedi
Chiusi in cucina se viene qualcuno
I vecchi che non li vuole nessuno i vecchi da buttare via
Ma i vecchi, i vecchi, se avessi un’auto da caricarne tanti
Mi piacerebbe un giorno portarli al mare
Arrotolargli i pantaloni e prendermeli in braccio
Tutti quanti
Sedia sediola, oggi si vola, e attenti a non sudare

 

 

 

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