L’umanesimo cristiano parte dai bambini

Ho finalmente avuto la gioia di celebrare il 31 ottobre 2018 la S. Messa per l’ “inizio” dell’anno scolastico a favore dei bambini della Scuola Elementare e Materna del territorio parrocchiale di San Rocco in Calderà.
La loro partecipazione è stata molto nutrita ma soprattutto “nutriente” per le riflessioni che l’evento ha suscitato nella mente e nel cuore di un “curato di mare”.

I bambini rappresentano sempre un laboratorio sociale e pastorale che fa intravedere le proiezioni del cammino della nostra società nella quale i genitori hanno le loro responsabilità educative.
Il compito di formare un futuro cittadino, tuttavia, non si esaurisce nella famiglia ma si estende ad altre agenzie come la scuola e la Chiesa, spesso non solo delegate ma surrogate, se non sostitutive alle sempre più numerose famiglie disgregate.
Nella nostra tradizione e cultura nazionale che vedeva nel laico post-risorgimentale Benedetto Croce colui che affermava l’inseparabilità dall’italianità alla cattolicità, la S. Messa non può che rappresentare un momento di crescita umana integrale.
In essa il riconoscimento della spiritualità e della religione, come elemento umanizzante dell’esistenza, fornisce alle nuove generazioni la consapevolezza di un’identità espressa in un progetto creaturale nella cui storia si inserisce il Dio Padre, presente e provvidente.
Al pregiudizio laicista contro la “Messa”, che sottrae ore di lezione al programma ministeriale, è necessario ricordare il principio di sussidarietà che richiede l’apporto in costante dialogo di ogni istituzione nel proprio ambito e con il proprio specifico compito.
Le condizioni di una laicità «sana» sono indispensabili per costruire una società dove convivano pacificamente tradizioni, culture e religioni diverse.
Ho molto gradito la presenza di una bimbetta musulmana ma non ho capito il gesto delle maestre di “segregarla” in un corridoio adiacente alla chiesa dal quale la fanciulla si è spontaneamente allontanata per scambiare almeno il segno di pace con i suoi compagnetti “cristiani”.
Conosco bene i genitori di questa bambina di origini marocchine, perfettamente integrati nel nostro territorio, e più volte ho avuto il piacere di rendere loro visita, pregare in una formula condivisa e assaggiare il tipico thè alla menta dell’ospitalità maghrebina.
I complessi, i pregiudizi o le presunte forme di rispetto ad altre religioni e a chi le professa, sono nell’ignorante immaginario collettivo o indotte da chi strumentalizza e polarizza le differenze per fare politica sulle diversità e dividere per imperare.
Separare infatti totalmente la vita pubblica da ogni valore delle tradizioni significherebbe introdursi in una strada cieca e senza uscita.
La «sana» laicità dello Stato comporta che ogni realtà temporale si regga secondo le proprie norme, le quali tuttavia non devono trascurare le fondamentali istanze etiche che risiedono nella natura stessa dell’uomo e che proprio per questo rinviano in ultima analisi al Creatore.
La «sana laicità» comporta che lo Stato non consideri la religione come un semplice sentimento individuale che si potrebbe confinare al solo ambito privato. Al contrario la religione, essendo anche organizzata in strutture visibili, come avviene per la Chiesa, va riconosciuta come presenza comunitaria pubblica.
Questo comporta inoltre che a ogni Confessione religiosa (purché non in contrasto con l’ordine morale e non pericolosa per l’ordine pubblico) sia garantito il libero esercizio delle attività di culto – spirituali, culturali, educative e caritative – della comunità dei credenti.
Alla luce di queste considerazioni non è certo espressione di laicità, ma sua degenerazione in laicismo, l’ostilità a ogni forma di rilevanza politica e culturale della religione, alla presenza in particolare, di ogni simbolo religioso nelle istituzioni pubbliche.
Come pure non è segno di sana laicità l’emarginazione della comunità cristiana e a coloro che legittimamente la rappresentano, al diritto di pronunziarsi sui problemi morali che oggi interpellano la coscienza di tutti gli esseri umani, in particolare dei legislatori e dei giuristi.
Quando la Chiesa cattolica fa appello al valore che taluni supremi principi morali, radicati nell’eredità cristiana dell’Europa, rivestono per la vita privata, ed ancor più per quella pubblica, è mossa unicamente dal desiderio di garantire e promuovere l’inviolabile dignità della persona e l’autentico bene della società.
Il celebre umanista Vittorino da Feltre creò a Venezia nel 1423 una scuola la Ca’ Zoiosa (Gioiosa) che armonizzava l’antropocentrismo dell’epoca con lo spirito cristiano.
A questo merito si aggiunse anche il tentativo di armonico sviluppo mentale e corporeo con gli esercizi ginnici integrati nel programma educativo .
Gli svaghi quindi non mancavano, ma non mancava neppure una rigida disciplina, di cui Vittorino si mostrava custode, ottenuta con mezzi semplici, primo fra tutti la religiosità. Infatti Vittorino si preoccupò moltissimo di formare non solo giovani eruditi, ma soprattutto anime rette ed integre, per cui aggiungeva alla preparazione scolastica, in cui era coadiuvato da maestri scelti da lui stesso, un’intensa pratica religiosa, basata soprattutto sulla Messa e sulla preghiera.
Coerentemente con questa sua figura, Vittorino aveva praticamente abolito ogni punizione corporale, limitando i castighi alla perdita della benevolenza o del sorriso del maestro. Si mostrava inesorabile solo con la bestemmia e il turpiloquio: a tal punto che non esitò a schiaffeggiare pubblicamente Carlo Gonzaga, che, giocando alla palla, aveva bestemmiato. Chiunque altro avrebbe pagato uno scotto assai grave per una tale imprudenza; Vittorino non ne subì mai le conseguenze, né il giovane Carlo si dimostrò mai astioso col maestro.
In un progetto di rilancio culturale del nostro Paese in un’epoca di multireligiosità crescente, solo la salvaguardia della propria identità religiosa – a partire dalla famiglia – potrà evitare lo scontro di Civiltà ipotizzato da Samuel Hundington dove il ritorno del sacro “fai da te” svincolato dall’istituzione ha creato i mostri del fondamentalismo e dell’estremismo religioso estraneo alla stessa tradizione confessionale.
Compito dei cristiani è di mostrare

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che senza Dio l’uomo è perduto e che l’esclusione della religione dalla vita sociale mina le basi stesse della convivenza umana, essendo queste basi di ordine morale prima ancora che di ordine sociale e politico.

Fra AMAB

 

 

 

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