CRISTIANI AUTENTICI E NON IPOCRITI

La Liturgia della Parola di questa domenica ci presenta la parabola della pagliuzza e della tra ve nell’occhio attraverso il VI capitolo del Vangelo secondo Luca.

Il primo insegnamento che ci perviene è l’evitare la stoltezza.

In quel “togli prima la trave nel tuo occhio e poi potrai togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello”, siamo confrontati a un’iperbole sarcastica che ci invita anche all’aiuto reciproco per maturare in Cristo e crescere nella grazia. 

Gesù non intendeva vietare la disciplina comune in cui un fratello sarebbe stato aiutato con uno spirito di mansuetudine ad emendarsi di una colpa.

Gesù incoraggia sia l’auto-disciplina e sia la disciplina reciproca, dopo che si sono messe le proprie colpe a posto. 

Nella Chiesa è responsabilità di tutti i discepoli aiutarsi reciprocamente a rimuovere la pagliuzza del peccato, ma siamo stolti se prima non rimuoviamo la nostra trave!!

Con la trave nel nostro occhio siamo impossibilitati di vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro, dunque è da stolti cercare di farlo.

La nostra condizione è tale da renderci del tutto incapaci di aiutare gli altri. Ci diciamo sinceramente preoccupati per gli altri, per i loro difetti, e diamo l’impressione di avere a cuore solo il loro bene. Diciamo di essere dispiaciuti per quel loro piccolo difetto, di volerli aiutare a liberarsi della pagliuzza che irrita il loro occhio. Il Signore, però, ci dice che non siamo in grado di farlo, perché il processo è delicatissimo. La trave che abbiamo nel nostro occhio ci rende incapaci di farlo.

Siamo stolti se proviamo ad aiutare gli altri con la trave nell’occhio!

È come se un oculista con una trave nell’occhio cerca di togliere la pagliuzza dall’occhio di un paziente! Non lo può fare, è impossibilitato a farlo!

Non possiamo aiutare gli altri se prima non aiutiamo noi stessi. 

Prima di poter correggere gli altri, dobbiamo prenderci cura dei nostri grandi problemi, dei nostri peccati, della nostra trave.

Togliamo prima la nostra trave e poi saremo pronti e capaci di togliere la pagliuzza nell’occhio dell’altro!

Gesù c’insegna che l’introspezione onesta è assolutamente necessaria prima discernere chiaramente i peccati degli altri.

I cristiani dovrebbero giudicare se stessi in modo che possano poi aiutare gli altri.

Se abbiamo una trave, questo c’impedisce di aiutare gli altri. 

Se noi non affrontiamo onestamente i nostri peccati e li confessiamo, se non tiriamo la trave dal nostro occhio, siamo ciechi e quindi non possiamo vedere abbastanza chiaramente per aiutare gli altri.

Una volta che abbiamo affrontato i nostri peccati, siamo in grado di aiutare in modo delicato e amorevole gli altri che hanno sbagliato.

Sempre questa parabola ci comunica di evitare l’ipocrisia.

L’errore dell’ipocrita non è nella sua diagnosi, ma nel non saper applicare a se stesso la critica che tanto meticolosamente rivolge a suo fratello. 

Si osservano acutamente i piccoli peccati degli altri, ma non si vede il peccato più grande evidente in noi!

La soluzione a tale ipocrisia vana è chiara. La priorità per i discepoli è: devono togliere la trave dai propri occhi!! 

Solo allora possono vedere chiaramente il piccolo pezzo di segatura a un altro occhio. Gesù ha avvertito che è necessario guardare a noi stessi e lavorare sui nostri difetti prima di cercare di aiutare gli altri.

Non tutti sono idonei a riprendere gli altri, quelli che hanno la trave non lo sono!

Persone giudicano spesso gli errori degli altri, ma loro stessi non sono in grado di applicare a se stessi la loro critica!

È sbagliato per chiunque concentrare la propria attenzione sulla pagliuzza nell’occhio del fratello e, ignorare la trave nel proprio occhio. 

L’ipocrita ignora le notevoli carenze nella propria vita, mentre è più preoccupato per i fallimenti più leggeri degli altri. 

Quando giudichiamo, noi non abbiamo sempre a cuore la giustizia e la santità, altrimenti le metteremmo in pratica nella nostra stessa vita. Noi vorremmo auto-convincerci che abbiamo sinceramente a cuore la verità e la giustizia, che questo è il nostro unico interesse. Diciamo di non voler essere ingiusti con la gente, che il nostro intento non è di criticare le persone, ma di sostenere la verità. Il Signore ci risponde, però, che se avessimo a cuore la verità, giudicheremmo prima di tutti noi stessi; ma siccome non lo facciamo, è evidente che il nostro vero interesse è un altro. 

La parabola infine ci comunica di fare una valutazione amorevole.

Gesù si riferisce alle persone che giudicano e lo fanno non per sostenere i principi, ma per colpire le persone!!

Il Signore qui condanna l’atteggiamento che giudica duramente, ipocritamente, senza pietà, senza amore.

Questo passaggio riguarda le relazioni nella comunità e può essere considerato come un’espressione dell’etica d’amore che è la sintesi della legge e dei profeti.

La procedura per la rimozione di una pagliuzza da un occhio è molto difficile e delicata. Non c’è nulla nel corpo umano più sensibile dell’occhio; nel momento che lo tocchiamo, si chiude. 

Questo richiede dolcezza, prudenza, pazienza ed empatia per l’altra persona. 

Nel regno spirituale, la cura è ancora più delicata, perché noi stiamo maneggiando l’anima, la parte più sensibile di un essere umano. 

Anche se i discepoli non possono evitare le riprensioni, le esortazioni e gli ammonimenti, questi devono essere fatti senza giudicare (cioè avere un senso di superiorità) e con amore. 

Chi giudica deve ricordarsi di essere stato a sua volta perdonato da Dio.

Chi vuole aiutare gli altri è consapevole che forse domani potrebbe toccare a lui essere aiutato!!

I veri discepoli non si giudicano l’un l’altro in modo inappropriato, perché hanno sperimentato la misericordia e il perdono di Dio e così estendono ad altri la stessa misericordia e il perdono di Dio.

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