“Il figliol prodigo” tra arte e Bibbia

Il Ritorno del figliol prodigo, oltre ad essere una delle parabole più commoventi, nella rappresentazione pittorica di Rembrandt Harmenszoon van Rijn è una vera e propria meditazione sulla misericordia di Dio.

La tela di 262 x 205 cm, conservata all’Hermitage Museum di San Pietroburgo, venne dipinta a partire dal 1661, quando l’artista era già sessantenne.

La vita di Rembrandt fu un’altalena continua: prima grandi successi e ricchezza e poi povertà e niente lavoro.

“Il figliol prodigo” appartiene a quest’ultimo, sfortunato periodo.

Il rimorso rivestiva un ruolo fondamentale nell’esistenza dell’artista, soprattutto perché, dopo la morte di sua moglie Saskia, intrecciò diverse relazioni con varie donne.

Da Saskia van Uylenburgh l’artista ebbe quattro figli, tre dei quali morirono però in tenera età e solo uno sopravvisse, Titus, nato nel 1641.

Quando Titus aveva solo un anno, Saskia morì, probabilmente ammalata di tubercolosi. Nei mesi precedenti, Rembrandt assunse Geertje Dircx, che aveva il compito di badare al piccolo Titus ed assistere la malata Saskia.

Secondo alcune fonti, probabilmente questa donna divenne anche amante di Rembrandt, a tal punto che, dopo la morte di Saskia, accusò il pittore di non aver mantenuto un’ipotetica promessa di matrimonio che l’uomo gli aveva fatto in precedenza: Rembrandt, però, si liberò di lei facendola chiudere in un manicomio, approfittando del fatto che Geertje aveva tentato di vendere alcuni dei gioielli della defunta Saskia.

Rembrandt, successivamente, intrecciò una relazione con Hendrickje Stoffels, da cui nacque una bambina, Cornelia: questo fu un evento che causò non pochi problemi sociali alla donna, poiché la Chiesa riformata protestante di Olanda accusò quest’ultima di essere una peccatrice (Rembrandt, seppur sposando la donna con rito civile, non la sposò “totalmente”, così da non perdere il denaro che riceveva su un conto di Saskia aperto per Titus).

I problemi di Hendrickje si ripercossero anche su Rembrandt, il quale, nel frattempo manteneva uno stile di vita troppo al di sopra delle proprie possibilità: acquistava quadri molto costosi, stampe ed oggetti molto rari, e così, arrivò alla bancarotta nel 1656.

Per saldare gli enormi debiti che aveva accumulato Rembrandt fu costretto a trasferirsi in una casa più piccola.

Per cercare di aiutare il pittore, ormai vicino ai sessanta anni, Hendrickje e Titus fondarono una società affinché Rembrandt potesse continuare a lavorare e guadagnare qualche soldo.

Nel 1663, Hendrickje morì, e qualche anno dopo anche Titus venne a mancare.

Forse Rembrandt scelse volontariamente il tema del Figliol prodigo per chiedere perdono ed avere salva l’anima, dopo aver condotto una vita in cui peccò molto.

Rembrandt aveva la possibilità di scegliere tra tantissimi temi diversi (nel ‘600 la popolarità del teatro e dell’arte olandese è all’apice), eppure scelse di rappresentare – in modo innovativo – la parabola biblica del ritorno del figliol prodigo, narrata originariamente nel Vangelo di Luca.

Nella tela è rappresentata la vicenda del figlio più giovane – che tempo prima aveva abbandonato la famiglia – che torna, disperato tra le braccia del padre.

Non appena varca la soglia di casa si trova davanti l’anziano genitore a cui aveva voltato le spalle tempo prima.

Loro due sono i protagonisti principali.

Trattandosi dei personaggi fondamentali, dovrebbero trovarsi esattamente al centro della composizione.

Rembrandt li sposta un po’ a sinistra.

In questo modo può sfruttare lo spazio avanzato per aggiungere gli altri personaggi visibili:

una donna che spunta fuori dall’ombra e che guarda la scena commossa

un uomo seduto con le gambe incrociate

un altro uomo in piedi, vestito di rosso e con il volto pienamente illuminato dalla luce.

Il padre è un po’ avanti con gli anni. Il suo volto è pieno di rughe ed i capelli e la barba sono bianchi.

In questo lavoro Rembrandt figliol prodigo nessun dettaglio viene trascurato.

Il pittore sceglie di ritrarlo di fronte, leggermente piegato per abbracciare il figlio ritrovato; mette le mani sulla sua schiena.

Non c’è bisogno di nessuna parola.

Con questo gesto sta “dicendo” al figlio che lo ha perdonato.

Una mano è maschile e un’altra femminile, segno di come in Dio si esprima sia la misericordia che la giustizia, la forza e la tenerezza.

Il vestito del padre deve essere molto costoso, di porpora, materiale scoperto dai fenici e questo fa pensare che lui sia un capofamiglia ricco e prestigioso.

Il ragazzo è in ginocchio. Il pittore lo rappresenta di spalle, con la testa girata verso destra alla ricerca di conforto e perdono tra le braccia del padre.

La sua faccia non si vede bene e quindi è impossibile capire che espressione abbia.

E poi ci sono i suoi abiti.

Indossa una vestaglia rovinata e rappezzata qua e là.

Per via della sua posizione, si intravedono anche i piedi, uno leggermente coperto da una calzatura in pessime condizioni e l’altro invece nudo. Come nella Madonna dei Pellegrini di Caravaggio. Lì i due protagonisti in ginocchio avevano i piedi sporchi e rovinati a causa della lunga camminata che hanno fatto da scalzi.

L’attenzione per i minimi dettagli è una caratteristica che accomuna questi due geni.

Tutta la scena è avvolta da colori estremamente caldi che conferiscono un senso di armonia generale, ma evidenzia anche il contrasto tra i bei vestiti del padre e quelli rovinati del figlio.

Questo rende eccezionale Rembrandt.

Con pochi colori riesce a mettere su una scena drammatica ed al tempo stesso, commovente.

Il padre ha un volto pieno di compassione ma non ha dimenticato quali sono i suoi obblighi di capofamiglia.

Il mantello rosso sulle spalle simboleggia che ancora lui è al potere.

Come tale, deve dimostrare di essere giusto e pensare al bene della famiglia, ma dall’altra parte, deve restare umano e capire quando è il momento di concedere il perdono ad un figlio che – dopo aver sbagliato – chiede il perdono.

Nel quadro di Rembrandt il ritorno del figliol prodigo nulla è lasciato al caso.

Il figliol prodigo ha una piccola spada decorata che porta sul fianco destro.

Questo è l’ultimo simbolo del suo retaggio, del prestigioso status sociale di cui godeva prima di abbandonare la casa del padre.

E’ un “promemoria” dell’arroganza che un giorno lo ha portato a mettere in discussione la saggezza ed il ruolo del padre, portandolo infine, a voltare le spalle a quest’ultimo.

Questa spada è l’unico dettaglio che distingue il ragazzo dai tanti mendicanti che circolavano in quel periodo.

L’uomo in piedi a destra è il fratello più grande.

Al contrario dell’uomo anziano, lui è sdegnato.

È un uomo adulto, più vecchio del ragazzo in ginocchio; ha un mantello rosso identico a quello dell’anziano capofamiglia ed osserva la scena appoggiandosi ad un bastone.

Al contrario degli altri personaggi secondari, qui Rembrandt ha preferito dare priorità al suo volto, mettendone in risalto l’espressione.

Egli nutre ancora del risentimento verso il più giovane a causa dell’abbandono della famiglia avvenuto tempo prima.

Poi ci sono gli altri 2 personaggi: quello seduto sulla sedia e la donna.

Loro sono completamente immersi nell’ombra e si riconoscono a malapena.

Questo accadde perché Rembrandt dipinse l’immagine con una spatola ed aggiunse degli strati molto spessi e larghi di impasto sulla tela.

Secondo la parabola l’anziano padre appena viene a conoscenza del ritorno del figlio, non esita un momento e gli corre incontro, abbracciandolo a metà strada ancor prima che il giovane possa arrivare a casa.

Rembrandt invece sposta la vicenda sull’uscio dell’abitazione.

Confrontando ancora il testo tradizionale con la versione di Rembrandt, salta fuori un’altra variante.

E questa volta riguarda la presenza del fratello maggiore del figlio prodigo.

Al momento del ritorno del giovane – secondo la parabola – il fratello più grande si trovava nei campi.

Rembrandt invece lo include nel gruppo dei protagonisti che accolgono il ritorno del ragazzo.

Gli altri due personaggi sono presenze secondarie, avvolte dall’oscurità:

  • L’uomo seduto sulla sedia con le gambe incrociate
  • La donna guarda la scena e mostra una sincera commozione per l’incontro.

Ci sono due possibilità d’interpretazione:

  1. Potrebbe essere una domestica
  2. Potrebbe trattarsi della madre del figlio prodigo

All’epoca di Rembrandt molti artisti preferivano rendere le scene nel modo più reale possibile e questo significava anche aggiungere personaggi comuni.

Molti altri pittori poi hanno dipinto una propria versione dell’incontro tra padre ed il figlio pentito.

Questa parabola, infatti, era un tema molto popolare tra il 16° ed il 17° secolo nei Paesi Bassi.

Ci sono varianti realizzate da grandi maestri come Lucas van Leyden, Pieter Paul Rubens ed altri ancora.

Ma il più importante è il disegno xilografico su carta realizzato da Maerten van Heemskerck nel 1525 che mostra evidenti somiglianze con l’opera del Rembrandt .

Il nostro possedeva un’interessante collezione delle stampe di Heemskerck, e – molto probabilmente – mentre rielaborava il suo lavoro, si è fatto prendere un po’ troppo la mano.

Concentrandosi troppo sugli aspetti stilistici dell’opera deve aver “messo da parte” la somiglianza con il tradizionale testo biblico, ignorando il fatto che l’incontro tra padre e figlio in realtà è avvenuto a metà strada e non fuori la porta di casa.

Il fatto che il padre corra incontro al figlio per concedergli il perdono simboleggia il fatto che Dio è sempre pronto ad andare incontro ai peccatori e perdonarli.

Il motivo per cui il pittore ha scelto questo tema non è dettato soltanto dalla moda del tempo.

Rembrandt ha un legame molto speciale con questo soggetto, tant’è che l’ha riproposto più volte nel corso della sua carriera.

C’è stato un momento in cui la vita del famoso artista olandese ha preso una strada imprevista.

Il pittore ha avuto un successo inaspettato dopo il suo trasferimento ad Amsterdam nel 1632 ed è tutto riassunto nella tela del 1636 intitolata il Figliol prodigo nella Taverna (oppure Autoritratto con Saskia).

In seguito ha riproposto lo stesso tema con alcune varianti:

  1. Una versione in acquaforte
  2. Un disegno a penna del 1642 (oggi conservato al Teylers Museum)
  3. Un altro disegno a penna con il Figliol prodigo tra i maiali del 1645 (oggi conservato al British Museum)
  1. Negli anni ha sviluppato una vera e propria ossessione per questo tema, un po come l’Ultima Cena del Tintoretto.
  2. Forse Rembrandt si rispecchiava nella vicenda del figliol prodigo.
  3. E alla fine, dopo tante versioni alternative, realizza questo capolavoro.
  4. Ed, inutile dirlo, uno dei personaggi più interessanti è proprio quell’uomo in piedi sulla destra.

Si tratta – molto probabilmente – del figlio più grande dell’anziano.

Rembrandt lo rende un protagonista a tutti gli effetti, riservandogli tutta la parte destra della scena.

E come se non bastasse, aggiunge anche la luce.

Il pittore aveva un metodo ben preciso: illuminava solo e soltanto le figure che considerava essenziali ai fini dell’opera.

Ed infatti, grazie alla forte luce, si riconosce chiaramente l’abbigliamento e la sua espressione.

Il fatto che indossi un mantello rosso (come quello dell’anziano), un cappello ed un bastone dimostra un evidente legame con il capofamiglia.

Sicuramente ha un’autorità quasi pari a quella del nobile uomo anziano e questo è soltanto uno dei particolari che ha spinto gli esperti ad identificarlo con il fratello maggiore del figlio prodigo.

È insofferente e non è assolutamente d’accordo per ciò che accade davanti ai suoi occhi.

Non accetta che il padre abbia perdonato – senza riserve – il figlio che tempo prima gli aveva voltato le spalle.

Ma Rembrandt non si limita solo a questo.

L’artista ha già stravolto la tradizione biblica inserendo anche il fratello maggiore nella scena (che secondo il testo doveva, invece, trovarsi nei campi).

Come se non bastasse lo mette in primo piano ed è completamente avvolto dalla luce.

Non c’è dubbio che voglia metterlo in risalto.

E così questa scena si presta a diverse interpretazioni, ciascuna legata ad ogni protagonista:

  • Il figlio più piccolo chiede il perdono
  • L’anziano padre dispensa il perdono
  • Il fratello più grande proibisce il perdono e non è d’accordo

Scorrendo ancora una volta il testo biblico, c’è un altro importante dettaglio da analizzare.

Per festeggiare il ritorno del figlio, il capofamiglia fa sacrificare un grande vitello.

Il fratello maggiore – pieno di risentimento – accusa il padre dicendogli che per lui non ha mai fatto nulla del genere, nonostante lui lo abbia sempre aiutato e non gli abbia mai voltato le spalle.

Insomma, il figlio più grande non è assolutamente pronto per perdonare il fratello, al contrario del padre che invece lo ha fatto senza pensarci un attimo.

E poi c’è la storia della spada conservata dal figliol prodigo.

A quanto pare ha venduto tutto tranne che questo prezioso cimelio.

Ha preferito vagare con degli stracci e rovinarsi i piedi piuttosto che privarsi dell’ultimo segno che dimostrasse il suo rango nobile.

È vero, sembra che sia tornato a casa e che sia pronto a cambiare totalmente vita, ma non è così.

Sembra piuttosto che non voglia rinunciare ai privilegi che caratterizzano il suo ceto.

Ed il fratello maggiore l’ha capito.

Per questo ha quell’espressione di sfiducia stampata in faccia.

Ai suoi occhi, il padre si sta comportando in modo ingiusto perché non l’ha mai ricompensato per il suo aiuto e lo ha sempre dato per scontato.

L’introduzione di questo terzo personaggio è l’aspetto che rende straordinaria la tela.

Ci troviamo davanti ad un dilemma morale.

Nessuno dubita del sincero perdono del padre, ma – nello stesso tempo – tutti

Rembrandt ci dimostra che il figliol prodigo in realtà è pronto a peccare nuovamente e per questo motivo include nella scena la costosa spada che porta alla cintola.

Il padre, sicuramente un uomo saggio ed intelligente, non può non nutrire dubbi sulla sincerità del figlio caduto in disgrazia.

E’ la fame che lo fa ritornare a casa…

Nonostante tutto questo, il padre non esita a concedergli il perdono.

Ecco il vero significato dell’opera!

Il perdono del padre, come quello di Dio, viene dispensato senza alcuna condizione.

 

Fra AMAB

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