Documento delle religioni monoteiste sul fine vita

E’ stata siglata in Vaticano la dichiarazione congiunta tra Cristiani, Ebrei e Musulmani sulle problematiche del fine vita.

Il dialogo interreligioso che con fede convinta e lungimirante intelligenza pastorale sta conducendo Papa Francesco, ha prodotto un ulteriore importante risultato a favore della vita e della dignità umana.

Dopo aver siglato con l’Imam Al Tayyeb ad Abu Dhabi il documento sulla Fratellanza Universale

che punta ad abbattere secolari pregiudizi tra cristiani e musulmani, il 28 ottobre 2019 nella Città del Vaticano è stata firmata la “Dichiarazione congiunta delle religioni monoteiste abramitiche sulle problematiche del fine vita”.

Questa volta accanto a Cristiani e Musulmani anche gli Ebrei hanno contribuito alla sinergia che riequilibri i principi e la prassi medico sanitaria sulla vita morente delle religioni monoteiste con gli standard dell’etica laica e una visione antropologica spesso utilitarista e scollata dal riferimento al malato come persona.

Il documento contempla anche la formazione e sensibilizzazione nel merito degli operatori sanitari con la possibilità dell’obiezione di coscienza di fronte alle iniziative eutanasiche o al suicidio assistito.

Nel fare appello ai Governi in un momento storico nel quale anche in Italia si sta discutendo sulla legiferazione del fine vita, le religioni monoteiste sono unanimemente concordi nel divieto senza eccezioni di eutanasia e suicidio assistito considerati moralmente ed intrinsecamente sbagliati.

E’ categoricamente rigettata anche qualsiasi pressione e azione sui pazienti per indurli a metter fine alla propria vita.

Dal documento emerge anche il diritto alle cure palliative quali espressioni della scienza medica e della società al servizio del sofferente.

L’ineluttabilità della morte e dei mali incurabili non esclude infatti la più antica missione della medicina: “prendersi cura del malato anche quando non esiste una cura”.

Tutti gli operatori sanitari sono tenuti a creare le condizioni in base alle quali l’assistenza religiosa è garantita a chiunque ne faccia richiesta, esplicitamente o implicitamente.

Il documento rappresenta un paradigma contro corrente della necessaria interazione tra la dimensione fisica, psicologica e spirituale della persona, unitamente al dovere di mostrare rispetto per le convinzioni e la fede della persona.

L’assistenza spirituale è il migliore contributo all’umanizzazione della morte che gli operatori sanitari e i religiosi possono offrire come garanzia di una presenza piena di fede e di speranza.

“Come società – recita il documento – dobbiamo assicurarci che il desiderio del paziente di non essere un onere dal punto di vista finanziario, non lo induca a scegliere la morte piuttosto che voler ricevere la cura ed il supporto che potrebbero consentirgli di vivere il tempo che gli resta nel conforto e nella tranquillità”.

È questo un dovere che ogni comunità di fede ha verso i propri appartenenti, ciascuno secondo le proprie responsabilità.

 

Fra AMAB

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