Morti bianche a Barcellona

Il 30 Novembre 2019 al Duomo di San Sebastiano in Barcellona si è svolto il funerale di tre degli operai della ditta Bagnato periti nella tragica esplosione della fabbrica di fuochi artificiali di Vito Costa.
Si tratta dei giovani Vito Mazzeo, Giovanni Testaverde, Fortunato Porcino che lasciano famiglia e figli ancora piccoli.
La salma del saldatore tunisino Mohamed Taeher Mannai associato alla stessa sorte è stata trasportata nel Paese d’origine per i funerali islamici.

Cesare Pavese diceva che in Italia lavorare non stanca, ma uccide.
Purtroppo le notizie di incidenti mortali continuano a essere quasi quotidiane. Ancora di più, sono i feriti sul lavoro e non pochi subiscono invalidità permanenti con conseguenze fisiche e morali anche drammatiche.
Il 2019 ha rappresentato finora uno dei peggiori anni per quanto riguarda le morti sul lavoro con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente.
Il 13 ottobre scorso in occasione della 69ma Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, il Presidente Sergio Mattarella ha detto: “Non possiamo accettare passivamente le tragedie che continuiamo ad avere di fronte. Le istituzioni e la comunità nel suo insieme devono saper reagire con determinazione e responsabilità. Sono stati compiuti importanti passi in avanti nella legislazione, nella coscienza comune, nell’organizzazione stessa del lavoro. Ma tanto resta ancora da fare”.
Il lavoro, manuale o intellettuale che sia, è un’attività umana che determina la crescita dell’individuo e della società di cui fa parte.
E’ ormai luogo comune a tutti noto che il lavoro mentre da un lato edifica l’uomo, dall’altra lo rende schiavo. C’è poi nel lavoro un comune denominatore che è la fatica.
Il sacrificio, di pena e di dolore, sia sotto il profilo fisico che quello psichico ed esistenziale tiene presente anche il fattore rischio.
La trasformazione e l’autosviluppo hanno quindi un loro prezzo.
Giovanni Paolo II in Laborem Exercens inquadra “il sudore e la fatica che il lavoro necessariamente comporta nella condizione presente dell’umanità”, nella luce del mistero pasquale. “Sopportando la fatica del lavoro in unione con Cristo Crocifisso per noi, l’uomo collabora in qualche modo col figlio di Dio alla redenzione dell’umanità”.
Il lavoro infatti non occupa un posto solo “nel progresso terreno, ma anche nello sviluppo del Regno di Dio” (cfr. LE 27).
Il lavoro però è anche glorificazione di Dio e preparazione della futura libertà dei figli di Dio.
Con tale atteggiamento mentre da un lato si rende gloria a Dio per i talenti ricevuti, dall’altro si smussa e si addolcisce la pesantezza della propria attività lavorativa, si allevia la durezza e la crudeltà a volte delle condizioni sociali ed economiche derivanti dal fatto che non sempre tutti riescono a trovare nella propria professione corrispondenza piena alle loro aspirazioni, attitudini, inclinazioni e capacità.
Oggi più che mai lavorare è un lavorare con gli altri ̈e un lavorare per gli altri: è un fare qualcosa per qualcuno. Il lavoro è tanto più fecondo e produttivo, quanto più l’uomo è capace di conoscere le potenzialità produttive della terra e di leggere in profondità i bisogni dell’altro uomo, per il quale il lavoro è fatto.

L’augurio e la preghiera è che queste vite spezzate abbiano insegnato un maggiore senso di responsabilità, professionale competenza e sicurezza sul lavoro per evitare che simili tragedie si perpetuino.

Fra AMAB

 

 

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