La benedizione dello spadino

Nella notte di Natale la nostra comunità di San Rocco in Calderà ha assistito alla “benedizione dello spadino” dell’allievo ufficiale dell’Arma dei Carabinieri Giuseppe Foti.

Lo spadino trae origine da un’antica tradizione marinara: era un’arma corta impiegata dai giovani ufficiali che, a bordo delle unità navali, non potevano svolgere agilmente il loro servizio utilizzando la lunga sciabola tipica della fanteria; per essi, perciò, fu creata un’arma più corta (della misura di una daga ma con lama più snella, di dimensioni maggiori rispetto all’attuale spadino). Nel prosieguo dei tempi lo spadino divenne sinonimo di “giovane” o “allievo” ufficiale diffondendosi come tradizione anche tra le altre Armi.

Giuseppe Foti aveva da poco ricevuto nella nostra parrocchia il sacramento della Cresima insieme alla sorella Emma.
Ne abbiamo sempre apprezzato la qualità morale e la pratica cristiana che lo hanno condotto ad emulare la scelta di altri familiari già avviati nella carriera militare.

L’Accademia Militare di Modena che sta frequentando gode di grande prestigio in quanto si tratta dell’istituto di insegnamento militare più antico al mondo.

Lo spadino è il simbolo dello status di Allievo Ufficiale.

Viene consegnato “dall’anziano” del secondo anno al compagno del primo anno, seguendo delle procedure e dei codici ben precisi, tra i quali anche quello di non sguainare lo spadino prima della benedizione solenne. Ecco perché la cerimonia religiosa di investitura riveste una grandissima importanza. Questo simbolo suggella la completezza dello stato giuridico e dell’uniforme storica dell’allievo, custodendo valori fondanti come onore, dignità, fedeltà, audacia, volontà, lealtà, e coraggio che ogni cadetto deve rispettare. Secondo l’antica tradizione, inoltre, dello spadino si dice che la donna che lo estrae dal fodero non tradirà mai il cadetto. Da qui l’usanza di farlo fare per la prima volta alla propria madre, come è avvenuto per Giuseppe, in segno di benedizione e amore verso il figlio che ha deciso di intraprendere una scelta di vita e professionale motivo di orgoglio per tutta la famiglia.

Era presente alla cerimonia anche la fidanzatina alla quale auguriamo di poter rappresentare un giorno il punto di riferimento affettivo e definitivo di Giuseppe.

Al termine del rito, in deroga al protocollo, ma con intuito storico ho posto sulle spalle di Giuseppe lo spadino che riproduce il gesto che conferiva ai giovani coraggiosi il cavalierato.

Giuseppe dovrà infatti avere un animo nobile e per questo lo affidiamo alla Patrona dei Carabinieri, la Virgo Fidelis con questa bella preghiera che fa eco a quella che lui stesso ha pronunciato come preghiera dopo la benedizione:

“Dolcissima e gloriosissima Madre di Dio e nostra,
noi Carabinieri d’Italia,
a Te eleviamo reverente il pensiero,
fiduciosa la preghiera e fervido il cuore!

Tu che le nostre Legioni invocano confortatrice e protettrice
con il titolo di “VIRGO FIDELIS”.
Tu accogli ogni nostro proposito di bene
e fanne vigore e luce per la Patria nostra.

Tu accompagna la nostra vigilanza,
Tu consiglia il nostro dire,
Tu anima la nostra azione,
Tu sostenta il nostro sacrificio,
Tu infiamma la devozione nostra!

E da un capo all’altro d’Italia
suscita in ognuno di noi
l’entusiasmo di testimoniare,
con la fedeltà fino alla morte
l’amore a Dio e ai fratelli italiani.

Amen! “

 

Fra AMAB

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