La bufala dell’invasione islamica

 “Gli stranieri ci stanno invadendo, l’Islam conquisterà l’Europa, ci prendono i posti di lavoro, sono infiltrati terroristi…” sono alcuni dei luoghi comuni di molti italiani sugli immigrati.

Se la percezione popolare fosse verità sarebbe davvero preoccupante e nocivo per la sicurezza nazionale.

Ogni anno il Centro Studi e Ricerche sull’immigrazione stila un rapporto che fotografa la situazione reale sui flussi migratori e l’inserimento degli immigrati che rimangono in Italia.

Paradossalmente in una società scristianizzata come la nostra, ciò che spaventa forse di più è l’appartenenza religiosa degli immigrati.
I risultati del 2019 sfatano pregiudizi indotti spesso dalla non conoscenza della realtà.
Sul totale di 5 milioni 255 mila immigrati regolari, residenti in Italia, la maggioranza è cristiana: 2 milioni 742 mila, pari al 52,2 per cento degli stranieri, tra cui 1 milione 538 mila ortodossi, 931 mila cattolici e 232 mila protestanti. I musulmani sono invece 1 milione e 733 mila, pari al 33 per cento. Ed ancora i fedeli induisti, buddisti e di altri credi orientali e di religioni tradizionali sono 531 mila, oltre a 249 mila atei ed agnostici, pari al 14,8 per cento. Sono dati che contraddicono l’opinione comune di un’invasione islamica.
Contrariamente a quanto si pensa, anche tra i musulmani in Italia ci sono tanti di quelli che noi chiameremmo non praticanti; a volte non vanno in moschea e non frequentano la preghiera del venerdì sera ad esempio, oppure hanno un legame con l’islam soprattutto di tipo culturale, ma senza che questo implichi necessariamente un’adesione di fede particolarmente forte e meno che mai radicale, fanatica o integralista.
Quanto agli imam che ne è venuto fuori è il fatto che molti di loro non hanno una specifica preparazione teologica ed hanno la funzione, come dovrebbe essere, più che altro di guida per la preghiera. Noi spesso con una mentalità molto occidentale equipariamo la figura dell’imam a quella del sacerdote o del vescovo, l’equivalente che noi troviamo nella religione cattolica e tra i cristiani. Invece il ruolo che l’imam svolge normalmente è un ruolo anche più sociale, di guida per l’intera comunità, a volte è una figura che media anche i conflitti che intervengono nella stessa comunità e quindi svolge una funzione più ampia di quella che noi siamo abituati ad attribuire ai nostri preti. Quindi è abbastanza normale che le funzioni legate a questa figura siano diversificate e vediamo spesso che gli imam hanno una preparazione teologica musulmana maturata autonomamente, non sempre in centri studi o di approfondimento teologico.
A volte le religioni vengono strumentalizzare come se fossero un fattore di identità nazionale. In realtà ogni fede, qualunque essa sia, quando è autentica promuove valori universali di fratellanza, di dialogo e di accoglienza. Questo vale per tutte le grandi religioni. Lo spirito autentico di una fede non sta nella chiusura o nell’utilizzo strumentale della religione contro le altre, ma è proprio questa disponibilità generalizzata tra autentici cercatori di Dio che possono anche dialogare tra loro e scambiarsi le esperienze di una fede personale pur nelle differenze dei percorsi e dei credo.
Sulla realtà migratoria che anche in ambito cristiano è discussa, bisogna fare chiarezza. Si sente dire: ‘Prima noi, poi gli altri’; si sente l’obiezione sulla disponibilità di risorse per tutti.

E’ necessario uscire da questi dualismi del noi-loro, del prima-dopo, dell’invasione-respingimento. Sono dualismi che deformano la realtà e sono molto pericolosi.
C’è bisogno di accoglienza intelligente. C’è bisogno di un’intelligenza che programma nell’ordinario e che sa offrire risposte in caso di emergenza. Se però l’emergenza è continua e non porta a governare il fenomeno, allora si generano paure e noi dobbiamo uscire da questo meccanismo. È un cambiamento di prospettiva fondamentale e basterebbe guardare alla storia: in passato le migrazioni ci sono sempre state. Noi stessi siamo stati migranti…

Fra AMAB

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