Sanremo 2020: Il suddito è nudo !

Il Festival di Sanremo va segnato – secondo gli organizzatori – da gesti di scalpore per scolpire nella storia dell’evento una tappa importante del suo 70° anniversario.

Stupore e indignazione, tuttavia, ha suscitato la “spogliazione” del rapper Achille Lauro sul palco dell’Ariston mentre cantava il brano dal titolo “me ne frego” coerente tra la povertà del testo e la sua nudità coperta da vistosi ed estesi tatuaggi.
Spogliarsi di un mantello nero con lamine dorate simile a quello collocato sulle statue dell’Addolorata e apparire in tutina da aquagym color pelle è sembrato un gesto blasfemo e di poco gusto da un punto di vista estetico.
Nicolò Cerioni, lo stilista di Gucci, in un’intervista su’ La Repubblica ha dichiarato: “Abbiamo voluto portare un’immagine apparentemente scioccante ma rispettosa e piena di significato”.
L’ufficio stampa si è precipitato a spiegare con un comunicato di tre pagine il senso della performance del suo artista spiegando che “Sul palco dell’Ariston Achille Lauro ha interpretato la celebre scena attribuita a Giotto in una delle Storie di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi, il momento più rivoluzionario della sua storia, in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà”.
Una toppa peggiore dello strappo se un segno non riesce ad avere un significato leggibile. Nessuno si è infatti accorto di questo.
La nudità a cui Francesco si offre ha un preciso modello: Gesù crocifisso.
Dal Natale alla Pasqua, il cammino di Cristo è tutto un mistero di “spogliazione”. E’ un mistero di amore! L’Onnipotenza, in qualche modo, si eclissa, affinché la gloria del Verbo fatto carne si esprima soprattutto nell’amore e nella misericordia.
Otto secoli fa il giovane Francesco, nel giudizio che lo vedeva contrapposto al papà Pietro di Bernardone davanti al vescovo Guido, fece il gesto clamoroso di spogliarsi di tutto, per essere tutto di Dio e dei fratelli.
Al tribunale del vescovo, Francesco giunse sospinto dall’ira paterna che gli reclamava la restituzione dei beni familiari dati con mano larga ai poveri. Nel nuovo stile di vita, che tagliava corto con decenni di vanagloria, Francesco si era impegnato a donare i suoi beni per la ricostruzione di chiese e per il servizio ai poveri.
Francesco si spoglia di ogni difesa e di ogni pretesa per vivere la radicalità del Vangelo.
La sua spogliazione diventa conversione, fino all’ultimo momento della sua vita terrena: a Santa Maria degli Angeli, luogo della grazia degli inizi, al cospetto di Sorella Morte, Francesco vuole tornare nudo, posto sulla nuda terra, nudo nel corpo e nei sentimenti, senza pretese né cupidigie, unificato nel sentire l’eterno che l’avvolge e lo riempie.
Tutti siamo chiamati ad essere poveri, a spogliarci di noi stessi per fare posto agli altri senza occupare per sé stessi tutta la scena.
Adamo ed Eva fuggitivi dall’Eden si resero conto di essere nudi dopo aver ceduto alla suggestione diabolica di poter “essere come Dio”.
Francesco d’Assisi attrae a sé, come una potente calamita, credenti, non credenti e musulmani.
La ragione è semplice: egli è colui che nella storia ha rappresentato al meglio Gesù. Tutta la sua grandezza si radica in quell’iniziale momento della Porziuncola quando cominciò a vivere come se il Vangelo fosse un codice di vita sociale applicabilissimo. Nessuno si era mai davvero chiesto se il Vangelo fosse integralmente attuabile, «alla lettera».
Il segreto di Francesco sta nell’aver incarnato personalmente tale possibilità, realizzandola: è questa la sua risposta, di fatto l’unica che può rendere credibile il cristianesimo.
Arriva un momento nella vita di una persona in cui bisogna fare delle scelte che per loro natura ci mettono a nudo. Francesco ci insegna a non aver paura di questo gesto, a non aver paura di deludere, a non aver paura di essere unici, originali. Ci si deve spogliare, in sostanza, più che di cose, di sé stessi, mettendo da parte l’egoismo che ci fa arroccare nei nostri interessi e nei nostri beni, impedendoci di scoprire la bellezza dell’altro e la gioia di aprirgli il cuore.
Ogni altro messaggio che mostri tatuaggi, mantelli e tutine da migliaia di euro diventa goffo e inutile.

Fra AMAB

 

 

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