Chi vuole salvare la propria vita la perderà

 Ne’ La Lettera a Diogneto, il colto e ignoto autore dei primordi del cristianesimo si rivolge a un pagano dicendo dei cristiani: “Obbediscono alle leggi stabilite e con la loro vita superano le leggi”.

Alla luce del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 marzo 2020 sulle misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19 la Conferenza Episcopale Italiana – che rappresenta la massima espressione del governo ecclesiale sul nostro territorio – ha voluto mettere in atto una serie di disposizioni recepite dal nostro Arcivescovo Mons. Giovanni Accolla che all’interno della Conferenza dei Vescovi di Sicilia è anche il Delegato per la pastorale della salute.

Anche se un anonimo comunicatore istituzionale sui nostri social ha preceduto l’annuncio del parroco ripetiamo semplicemente che nella nostra Arcidiocesi l’Ordinario dispone fino al 3 Aprile c.a. che:

 

1)​ a eccezione della Celebrazione Eucaristica, siano sospese tutte le attività, le manifestazioni e le iniziative locali e diocesane con concorso di popolo (catechesi, processioni, convocazioni, raduni, attività oratoriali, sportive e simili);

2) ​le visite agli ammalati siano ridotte ai soli casi dell’Unzione degli infermi e del Viatico e si promuova la pia pratica della comunione spirituale;

3)​ per la celebrazione delle esequie si usi la massima prudenza, evitando le condoglianze non solo dentro la chiesa, ma anche negli spazi di pertinenza della parrocchia;

4)​ il Sacramento della Penitenza venga celebrato nella forma individuale con le dovute attenzioni.

 

Nello stesso comunicato il nostro Arcivescovo aggiunge:

 

In questo periodo di tempo, negli orari e nelle modalità ritenute più opportune, si esponga nelle chiese il SS.mo Sacramento per la preghiera personale di intercessione e supplica, garantendo una presenza e una costante vigilanza.

Sono rimasto molto edificato dalla partecipazione anche questa sera di numerosi parrocchiani alla nostra Adorazione Eucaristica Settimanale.

Sarebbe bene diffondere ulteriormente quest’invito del nostro padre e pastore anche con la prossimità e non solo i canali telematici.
Ricordiamoci di Gesù che nel Giardino degli Olivi, prima di consegnarsi al traditore, disse a Pietro trovando i discepoli che dormivano: “Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me?” (Matteo 26,40-41).

 

L’Arcivescovo, inoltre, ribadisce quanto disposto il 25 Febbraio scorso:

 

A titolo cautelativo, si suggerisce di distribuire l’Eucarestia sotto la specie del Pane, preferibilmente sulla mano dei fedeli, e di evitare lo scambio della pace con un contatto fisico. Si invita, inoltre, a tenere temporaneamente vuote le acquasantiere.

 

Le nuove disposizioni le trovate affisse in chiesa in bacheca in Parrocchia e a “Santa Maria del Cenacolo” nonché sui nostri canali mediatici ufficiali.

Si prevede che quest’anno grazie alle precauzioni e allo spauracchio per il coronavirus ci saranno addirittura meno influenzati.
 Diversi studi pubblicati utilizzano differenti metodi statistici per la stima della mortalità per influenza e per le sue complicanze. È grazie a queste metodologie che si arriva ad attribuire mediamente 8000 decessi per influenza e le sue complicanze ogni anno in Italia[1].

 

Il Decreto del Ministro Giuseppe Conte, al quale abbiamo fatto riferimento, all’art. 1 del paragrafo 1 recita:

sono sospese le manifestazioni e gli eventi di qualsiasi natura, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1, lettera d).

 

Malgrado lo zelo per la nostra parrocchia, all’acuto estensore whatsappiano delle disposizioni ecclesiali non è purtroppo venuto in mente di valutare eventuali soluzioni, di concerto e nel rispetto dell’autorità episcopale, per evitare il blocco totale e assoluto delle attività parrocchiali.

Una buona educazione, come civiltà e carità, ci aiuta a convivere e anche a sopravvivere in famiglia, sul lavoro, nella scuola e naturalmente anche in parrocchia.

Le disposizioni previste dalla più restrittiva autorità civile concedono infatti spazio di manovra come si evince dall’articolo del Decreto sopracitato.

Da parte nostra “faremo di necessità virtù” e troveremo in ogni caso alternative per il prosieguo delle nostre attività, specie catechetiche, viste le prossime tappe dei Sacramenti d’iniziazione cristiana: Prima Comunione e Cresima.
L’iperconnessione crossmediale è un’opportunità per rimodulare la catechesi su inesplorati sentieri che anche “ad acque tranquille” potranno integrare la formazione con il valore aggiunto di un linguaggio familiare ai giovani: dalla crisi nasce sempre un’opportunità.
Spot pubblicitari a parte sappiamo tutti che uno dei primi ed efficaci rimedi alla diffusione del contagio è il semplice starnutire senza nebulizzare sugli altri incuneando magari le narici nel gomito o utilizzando tempestivamente un fazzoletto con la mano sinistra per i non mancini.

Il saper vivere è un’arte che parte dalla buona educazione.

In permanente e attento ascolto della base concludo rispondendo alla proposta di portare in processione San Rocco nostro patrono e protettore contro le malattie infettive.

Apprezzo il suggerimento, ma prima di metterlo in pratica, chiedendo sempre i dovuti permessi alla Curia Diocesana, faccio presente che in chiesa c’è sempre il Santissimo Sacramento.

Non è mai solo.

San Pio da Pietrelcina diceva talvolta ai suoi fedeli: “Ma non vedete la Madonna sempre accanto al Tabernacolo?”

Una lampada arde giorno e notte accanto al Tabernacolo e miriadi di Angeli lo adorano incessantemente.

Prima di qualunque processione – tra l’altro sospese fino al 3 Aprile p.v. – non sarebbe più sensato intensificare la vita di preghiera dalle nostre case, dove magari stiamo vivendo una semiquarantena senza sapere come valorizzare il tempo?

Non sarebbe salutare fare una passeggiata all’aria aperta e recarci in una delle nostre chiese quasi sempre semideserte per adorare il Santissimo Sacramento?

Vista l’apertura delle chiese alle celebrazioni liturgiche, contrariamente ai nostri connazionali e correligionari di alcuni centri del Nord, non dovremmo essere assiduamente presenti alla Santa Messa domenicale?

Aspettiamo un totem affacciati dal balcone o vogliamo imitare un santo e affidarci a Dio per mezzo della sua intercessione per noi?

Come ricordava recentemente Mons. Pascal Roland vescovo di Belley-Ars, la terra di S. Giovanni Maria Vianney patrono dei parroci, “Un cristiano non appartiene a se stesso, la sua vita deve essere offerta, perché segue Gesù, che insegna: “Chi vuole salvare la propria vita la perderà; ma chi perde la sua vita per me e il Vangelo la salverà ”(Marco 8,35). Certamente, non è indebitamente esposto, ma nemmeno cerca di preservarsi. Seguendo il suo Maestro e Signore crocifisso, il cristiano impara a donarsi generosamente al servizio dei suoi fratelli più fragili, in vista della vita eterna”.

 

AMEN

Fra AMAB

 

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