L’etica in politica nei tempi delle epidemie globali

Nei primi giorni dalla propagazione del COVID-19 nei vari Paesi del mondo le misure di contenimento rivelano nella diversità della strategia politica adottata dai rispettivi Governi anche una diversa visione etica sulla persona.

L’Italia, primo Paese europeo a registrare il maggior numero dei contagi, ha seguito il modello cinese e sudcoreano con drastici provvedimenti di isolamento della popolazione.
I tedeschi, i britannici e in parte i francesi, hanno invece scelto la cura a tappeto dei malati.
Questa seconda risoluzione si è rivelata catastrofica per l’impossibilità delle strutture sanitarie di qualunque Paese di ricoverare dei contaminati in crescita esponenziale.
Il Coronavirus è infatti caratterizzato da alta contagiosità, percentuale limitata di esiti fatali (diretti o per complicanze), ma da percentuale relativamente alta (intorno al 10%) di malati che abbisognano di cure nei reparti di terapia intensiva.
Quando Angela Merkel dichiara che in Germania ci sarà il 60-70% di contagiati o Boris Johnson invita gli inglesi a prepararsi alla perdita di alcuni dei propri cari, è evidente che i loro governi stanno scegliendo consapevolmente di sacrificare una parte della propria popolazione.
La quota di popolazione che viene pre-condannata a morte è in larga misura composta di persone anziane e/o già malate, e pertanto la sua scomparsa non soltanto non compromette la funzionalità del sistema economico ma semmai la favorisce, alleviando i costi del sistema pensionistico e dell’assistenza sanitaria e sociale nel medio periodo, per di più innescando un processo economicamente espansivo grazie alle eredità che, come già avvenuto nelle grandi epidemie del passato, accresceranno liquidità e patrimonio di giovani con più alta propensione al consumo e all’investimento rispetto ai loro maggiori.
La Cina ha adottato l’isolamento coatto dei suoi cittadini per il carattere spiccatamente comunitario della sua tradizione culturale, il profondo rispetto per i vecchi e gli antenati, cardine del confucianesimo e l’opportunità di rafforzare la coesione sociale e culturale animando dello stesso spirito di sopravvivenza la base e la classe dirigente.
La scelta strategica dell’Italia nasce sul piano politico dalla polarizzazione dei partiti e dalla necessità del Governo di assumere decisioni pragmatiche per la sua credibilità istituzionale.
Esiste tuttavia un fattore culturale ancora molto forte nel nostro Paese la cui tradizione mediterranea coltiva: il rispetto agli anziani e il culto agli antenati.
La religione cristiana inoltre è un fattore identitario riconosciuto anche in ambienti laici che spiega il rispetto alla vita e la compassione.
Le radici contadine di gran parte del nostro territorio, prima dell’avvento industriale del Dopoguerra, esaltano l’attaccamento alla famiglia e il senso di solidarietà.
La percentuale demografica elevata di anziani in Italia, inoltre, in un tempo di incertezza economica sfavorevole e di impiego precario, costituisce in alcuni casi una fonte di reddito sussidiaria spesso indispensabile a favore delle giovani famiglie di figli e nipoti grazie a un sistema pensionistico e a un welfare di assoluto rispetto nel confronto con le altre Nazioni.
Virgilio che nell’Eneide già parlava di nazione italica esalta la scelta di Enea, in fuga da una Troia assediata, di portare sé e salvare il padre Anchise e il figlio Ascanio.
L’anziano genitore è portato a spalla perché paralizzato nelle gambe e con la schiena ricurva.
Porta in mano il vaso con le ceneri degli antenati (i Lari Tutelari). Il piccolo Ascanio, segue il padre stringendo nella mano l’eterno fuoco custodito nel tempio di Vesta che accenderà la nuova vita di Roma.
E’ la metafora di una ricucitura generazionale che nell’albero genealogico della vita considera la radice importante ma non meno dell’albero e ancor non meno del frutto.
Walter Scheidel in un saggio dello scorso anno collocava non a caso le epidemie tra gli eventi con maggiore potenza di trasformazione della storia umana.

Fra AMAB

 

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