Grazie fratello cieco !

L’evangelista Giovanni ci presenta in questa quarta domenica di Quaresima l’incontro tra Gesù e il cieco nato.
In tempi di Coronavirus ritorna la caccia all’untore che cerca nelle teorie del complotto i responsabili dell’epidemia. Gli stessi discepoli chiesero a Gesù: “Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?”.
Gesù risponde senza nemmeno prendere in considerazione le cause della malattia, ma esalta piuttosto quanto di buono deve manifestarsi nella guarigione di quel sofferente.
Tutti stiamo sempre più prendendo coscienza della contagiosità e letalità del Covid-19.
L’isolamento coatto crea in ciascuno reazioni diverse che dalla paura giungono fino all’angoscia, specie se qualche parente, amico e conoscente sia rimasto contaminato.
Questo sentimento acceca la nostra anima che nella sofferenza riesce raramente a scorgere la presenza di Dio quale guida nelle selve oscure e intricate della nostra vita.
Il cieco nato ci rivela che possiamo fidarci di Dio e affidarci a Lui.
Quell’uomo sfida l’interrogatorio umiliante delle autorità religiose che giammai vorrebbero attestare l’intervento di Cristo.
Colui che ha recuperato la vista supera la paura e l’emarginazione dei suoi familiari che temono ritorsioni dei capi religiosi e che quindi non riescono a gioire con il loro caro del dono che ha ricevuto.
Il cieco nato, provato e temprato da decenni di sofferenza, affronta con coraggio e pazienza ogni cosa e si rivela pronto all’incontro faccia a faccia con Gesù.
Non è più un cieco che brancola nel buio e grida aiuto; è un uomo che può contemplare il volto di chi gli ha restituito la luce, come in una nuova nascita.
E’ una profezia sulla Pasqua quella guarigione nella quale l’umanità, segnata dal peccato originale sin dalle sue origini, si riconosce in quel cieco nato.
Molte persone in questi giorni, specie medici, infermieri e operatori sanitari, rischiano la vita e spendono energie per i contaminati.
Le forze politiche si uniscono, i militari scendono in strada e i preti non mancano di offrire se stessi e rimanere vicini al gregge in molti modi.
Tanta sofferenza è contrastata dalla buona volontà di tanti.
Fino a poco tempo fa forse, se non proprio ciechi si era quantomeno miopi nel riconoscere a pochi metri la presenza e la bellezza del coniuge, dei figli e dei genitori nella nostra vita. Non si riusciva a vedere la bellezza del lavoro delle proprie mani né la bellezza di Cristo tra le mani del sacerdote alla Messa domenicale. Un grazie allora al fratello cieco che ci insegna ad uscire dalla nostra oscurità e a volgere il nostro sguardo verso la Luce.
 
Fra AMAB

 
Fra AMAB

 

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