L’Annunciazione ai tempi del Coronavirus

All’evangelista Luca si attribuisce il privilegio di aver avuto la Madonna come testimone dei fatti redatti nel suo Vangelo.

Oltre ai racconti dell’infanzia di Gesù, sin dal primo capitolo non manca la narrazione dell’Annunciazione.
La Chiesa celebra liturgicamente come solennità ogni 25 Marzo l’Annunciazione del Signore affinché nove mesi esatti precedano il Natale.

Si tratta del prodigioso concepimento di un uomo da parte di una vergine. E’ il Dio fatto uomo: Cristo Gesù, il Messia inviato dal Padre, il Salvatore dell’umanità.

Si tratta di un fatto unico e inaudito che diventa il centro della storia.

Nessuna religione riconosce alla divinità una tale prossimità all’umanità come il cristianesimo: et Verbum caro factum est.

E’ il mistero che procede dall’Annunciazione che i fedeli rievocano nella preghiera dell’Angelus.

Il “sì” di Maria è ispirazione e forza per realizzare la Volontà di Dio da parte degli uomini.

L’Annunciazione è soprattutto una dichiarazione di amore di Dio all’umanità.

Essa si esprime nella fecondità verginale di Maria e nella reciproca fedeltà che non si risparmia la croce come se la gioia e la sofferenza fossero entrambe presenti in questo mistero di reciprocità, momento apicale dell’ininterrotto dialogo tra il Creatore e la creatura.

L’arte è indubbiamente la realtà che più di ogni altra ci proietta fuori dallo spazio e dal tempo perpetuando la risposta di Maria nella restituzione dell’uomo a Dio degli stessi talenti da Lui ricevuti.

Pittura, letteratura… riproducono l’Annunciazione in un percorso che accompagna anche la riflessione teologica e l’incarnazione dei misteri di Dio nelle varie culture: geografiche e storiche.

Nel XI secolo grazie all’influsso della spiritualità francescana, concentrata sul mistero dell’umanità del Verbo, c’è una certa “umanizzazione” delle rappresentazioni pittoriche di Maria al momento dell’Annunciazione.

Le figure angeliche ed eteree della Vergine vestita da imperatrice cedono il posto a una bellezza pudica in spazi ben definiti come si ammira nel dipinto di Giotto nella Cappella degli Scrovegni di Padova.

In questo graduale passaggio dalla regalità all’umanità, a simboleggiare il concepimento, viene inserita la raffigurazione del bambino Gesù che porta la croce sulle spalle e scende verso Maria sulla scia del raggio di luce.
Tale modulo corrispondeva alla credenza secondo la quale Gesù non si era formato “in uterus”, ma era stato fatto discendere dal cielo da Dio (“emissus caelitus”) ed era entrato già formato nel ventre della Vergine.
Questo modello sarà ripreso in seguito soprattutto nell’arte dell’Europa settentrionale, ma rimarrà a lungo controverso, fino alla sua definitiva abolizione.

Anche in tempi più recenti questo tipo di icona è riapparsa da parte di qualche autore isolato, ma l’intento è più morale ed è orientato all’esaltazione della vita nascente, dell’uomo fatto a immagine e somiglianza di Dio, spirito incarnato.

La simbologia della colomba apparsa successivamente nell’arte sull’Annunciazione rappresenta lo Spirito Santo.

Il simbolo del pacifico volatile salvaguarda il significato dell’azione agente di Dio che prende l’iniziativa nell’Amore fatto persona della Santissima Trinità e della compartecipe Beata Vergine Maria, Madre di Dio e Madre del Verbo incarnato.

Quanto alla letteratura, come non ricordare che proprio oggi è il Dantedì, la giornata che celebra la figura di Dante Alighieri nel nostro Paese!

La scelta di questo giorno è dovuta al fatto che, secondo molti studiosi, la data di inizio della Divina Commedia scritta dal Sommo Poeta sarebbe da collocare proprio al 25 marzo 1300.

Nel Paradiso Dante fissa subito lo sguardo sulla luce più intensa di Maria, colei il cui nome egli invoca mattina e sera, e non appena ne ha visto lo splendore e l’aspetto ecco che dall’alto scende una corona luminosa (l’arcangelo Gabriele) che circonda Maria e inizia a ruotare intorno a lei. Gabriele intona una dolcissima melodia, tale che anche la musica terrena più piacevole parrebbe, al confronto di quella, il fragore di un tuono. L’arcangelo dichiara di ardere d’amore per Maria, nel cui ventre nacque Gesù, e afferma che continuerà a girarle intorno finché la Vergine seguirà Cristo nell’Empireo, rendendo quel Cielo più bello di quanto non sia già. Mentre Gabriele compie il suo inno, tutti i beati intonano il nome di Maria.

In questo periodo di rivisitazione delle nostre relazioni a causa della pandemia possiamo ricordare quanto il noto poeta romano Carlo Alberto Palustri, conosciuto come Trilussa, ha scritto: “Quann’ero ragazzino, mamma mia me diceva: Ricordate fijolo, quanto te senti veramente solo, tu prova a recità n’Ave Maria! L’anima tua da sola pija er volo e se solleva come pe’ maggiia!”.

Se invece, presi da paranoie e angoscie vogliamo seguire thriller e teorie del complotto sul più famigerato dei virus, ci può venire in aiuto la letteratura pop di Dan Brown.

Il suo simpatico personaggio Robert Langdon alla fine di un’avventura che raggiunge momenti di insostenibile tensione proprio nella città di Dante, ci rivela come nel nostro mondo la distanza tra il bene e il male sia breve in maniera davvero inquietante; catastrofe e salvezza possano essere questione di punti di vista e anche da una laguna a cielo coperto si può uscire a riveder le stelle.

Fra AMAB

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