LA PENTECOSTE, UNA FESTA DIFFICILE: ”Siamo troppo attaccati allo scoglio”

Questa domenica il calendario liturgico festeggia la Pentecoste, in altre parole la discesa dello Spirito Santo sulla Vergine e sugli apostoli radunati nel cenacolo. Si attribuisce a questo solenne evento la nascita della Chiesa come comunità di redenti.
Per l’occasione abbiamo trovato, e perciò la proponiamo, una riflessione di don Tonino in merito alla Pentecoste. Ci parla di una festa difficile, e ci introduce concetti molto originali come quelli riguardanti i complessi che l’uomo è chiamato a liberarsi: il complesso dell’ostrica, dell’una tantum e della serialità.

«Sì la Pentecoste è una festa difficile. Ma non perché lo Spirito Santo, anche per molti battezzati e cresimati, è un illustre sconosciuto. È difficile perché provoca l’uomo a liberarsi dai suoi complessi. Tre soprattutto, che a me sembra di poter individuare così.

Il complesso dell’ostrica. Siamo troppo attaccati allo scoglio. Alle nostre sicurezze. Alle lusinghe gratificanti del passato. Ci piace la tana. Ci attira l’intimità del nido. Ci terrorizza l’idea di rompere gli ormeggi, di spiegare le vele, di avventurarci sul mare aperto. (…) Lo Spirito Santo, invece, ci chiama alla novità, ci invita al cambio, ci stimola a ricrearci.

C’è poi il complesso dell’una tantum. È difficile per noi rimanere sulla corda, camminare sui cornicioni, sottoporci alla conversione permanente. Amiamo pagare una volta per tutte. Preferiamo correre soltanto per un tratto di strada. Ma poi, appena trovata una piazzola libera, ci stabilizziamo nel ristagno delle nostre abitudini, dei nostri comodi. (…) Lo Spirito Santo, invece, ci chiama a lasciare il sedentarismo comodo dei nostri parcheggi, per metterci sulla strada subendone i pericoli.

E c’è, infine, il complesso della serialità. Benché si dica il contrario, noi oggi amiamo le cose costruite in serie. Gli uomini fatti in serie. I gesti promossi in serie. (…) C’è un livellamento che fa paura. L’originalità insospettisce. L’estro provoca scetticismo. I colpi di genio intimoriscono. (…) Lo Spirito Santo, invece, ci chiama all’accettazione del pluralismo, al rispetto della molteplicità, al rifiuto degli integralismi, alla gioia di intravedere che lui unifica e compone le ricchezze della diversità. La Pentecoste vi metta nel cuore una grande nostalgia del futuro».*

* Fonte: Antonio Bello, Alla finestra la speranza. Lettere di un vescovo, Paoline, Cinisello Balsamo 1988.

PREGHIERA ALLO SPIRITO SANTO, PER UN MONDO CORAGGIOSO E CONVERTITO

Spirito di Dio, che agli inizi della creazione ti libravi sugli abissi dell’ universo e trasformavi in sorriso di bellezza il grande sbadiglio delle cose, scendi ancora sulla terra e donale il brivido dei cominciamenti.
Questo mondo che invecchia, sfioralo con l’ ala della tua gloria. Dissipa le sue rughe. Fascia le ferite che l’ egoismo sfrenato degli uomini ha tracciato sulla sua pelle. Mitiga con l’ olio della tenerezza le arsure della sua crosta. Restituiscigli il manto dell’ antico splendore, che le nostre violenze gli hanno strappato, e riversa sulle sue carni inaridite anfore di profumi.
Permea tutte le cose, e possiedine il cuore. Facci percepire la tua dolente presenza nel gemito delle foreste divelte, nell’ urlo dei mari inquinati, nel pianto dei torrenti inariditi, nella viscida desolazione delle spiagge di bitume.
Restituiscici al gaudio dei primordi. Riversati senza misura su tutte le nostre afflizioni. Librati ancora sul nostro vecchio mondo in pericolo. E il deserto, finalmente, ridiventerà giardino, e nel giardino fiorirà l’ albero della giustizia, e frutto della giustizia sarà la pace.

Spirito Santo, che riempivi di luce i profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza. Frantuma la corazza della nostra assuefazione all’ esilio. Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute. Dissipa le nostre paure. Scuotici dall’ omertà. Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare per i soprusi consumati sui poveri. E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere che le prime officine della violenza e della ingiustizia sono ospitate dai nostri cuori.

Spirito di Pentecoste, ridestaci all’ antico mandato di profeti. Dissigilla le nostre labbra, contratte dalle prudenze carnali. Introduci nelle nostre vene il rigetto per ogni nostro compromesso. E donaci la nausea di lusingare i detentori del potere per trarne vantaggio. Trattienici dalle ambiguità. Facci la grazia del voltastomaco per i nostri peccati. Poni il tuo marchio di origine controllata sulle nostre testimonianze. E facci aborrire le parole, quando esse non trovano puntuale verifica nei fatti. Spalanca i cancelletti dei nostri cenacoli. Aiutaci a vedere i riverberi delle tue fiamme nei processi di purificazione che avvengono in tutti gli angoli della terra. Aprici a fiducie ecumeniche. E in ogni uomo di buona volontà facci scorgere le orme del tuo passaggio.

Spirito di Dio, fa’ della tua Chiesa un roveto che arde di amore per gli ultimi. Alimentane il fuoco col tuo olio, perché l’ olio brucia anche. Dà alla tua Chiesa tenerezza e coraggio. Lacrime e sorrisi. Rendila spiaggia dolcissima per chi è solo e triste e povero. Disperdi la cenere dei suoi peccati. Fa’ un rogo delle sue cupidigie. E quando, delusa dei suoi amanti, tornerà stanca e pentita a te, coperta di fango e di polvere dopo tanto camminare, credile se ti chiede perdono.
Non la rimproverare. Ma ungi teneramente le membra di questa sposa di Cristo con le fragranze del tuo profumo e con l’ olio di letizia. E poi introducila, divenuta bellissima senza macchie e senza rughe, all’ incontro con lui perché possa guardarlo negli occhi senza arrossire, e possa dirgli finalmente: Sposo mio.

 

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