LETTERA AI PARROCCHIANI PER LA FESTA DI SAN ROCCO 2020

 Diletti parrocchiani, la nostra festa patronale di San Rocco di Montpellier è alle porte.

L’evento del 16 Agosto di ogni anno ci rimanda puntualmente ai suggestivi momenti di spiritualità ed umanità informati dalle sane forme di pietà popolare sviluppatesi nel corso degli anni all’interno dell’estate barcellonese.

L’inedita pandemia da Covid-19 ha creato forme preventive dal contagio che hanno molto condizionato i nostri comportamenti sociali. A questo si aggiunge il rispetto dovuto alle tante vittime.

Per le feste patronali il nostro padre-vescovo ha quindi disposto, fino al prossimo ottobre, il rispetto del lutto nazionale e delle elementari norme di buon senso per evitare pericolosi assembramenti. Non ci saranno di conseguenza né processioni, né spettacoli di piazza, né fuochi pirotecnici o banda musicale.

Lungi dal confondere lo svilimento dei segni dall’avvilimento personale e comunitario, siamo chiamati a dare una grande prova di maturità nella fede e nella conversione personale che l’esempio dei santi stimola.

Dobbiamo chiedere a San Rocco che ci faccia aprire gli occhi sulla nostra situazione attuale: Quale Chiesa domani? Quale città? Quale famiglia? Quale scuola? Quale lavoro? Quali sbocchi occupazionali? Quale impegno morale? Quali modelli? Quale casa? Quale marginalità? Quale gusto di vivere?

Accanto a tante persone di buona volontà, il nostro (quindi anche il mio) modo di vivere il battesimo non provoca ancora anticorpi salutari capaci di neutralizzare, nel nostro organismo, i virus della pigrizia, del disfattismo, del perbenismo di facciata, del protagonismo narcisista.

La Festa Patronale non può allora tingersi di nostalgie, oppure di un presente che imprigiona, ma deve colorarsi di futuro. Deve, cioè, allargare spazi di speranza nel cuore di ogni parrocchiano, altrimenti, “passato il santo, passata la festa”!

Il rischio è che, una volta spente le luminarie, si spegne ben altro nel cuore di ciascuno di noi: si spegne la gioia dell’incontro; si spegne il sorriso che ha caratterizzato i giorni della festa; si spegne il gusto della preghiera; si spegne il gaudio delle amicizie; si spegne l’impegno di adoperarsi per la buona riuscita della festa; si spegne il desiderio di volersi ritrovare a tavola con tutta la famiglia al completo.
È un rischio davvero grosso spegnere le luci del cuore. Una festa che non provochi gemiti di speranza, non può considerarsi festa. Una festa che non provochi sussulti di riflessioni sul futuro, –il futuro della nostra città verso le elezioni Comunali, il futuro delle nostre famiglie, il futuro delle Istituzioni, il futuro delle nostre comunità parrocchiali, il futuro dei nostri giovani –, non può ritenersi una festa compiuta. Sarebbe una festa a metà. Anzi, mai iniziata.

Vorremmo che questa festa, che caratterizza questi particolari giorni, non finisse mai. Dovremmo impegnarci a prolungare la festa che vede unito il quartiere, nella vita di tutti i giorni. Dovremmo farci paladini di futuro. Di speranza. Di tempi nuovi per tutti.

Faremmo un torto a San Rocco se non riuscissimo a trarre proprio da questi giorni a lui dedicati, quella linfa vitale che si dirami poi per tutto il resto dell’anno. Poi, il prossimo anno, quando arriveremo quasi a corto di speranza, quando riassaporeremo la beata normalità, senza mascherine e soprattutto “maschere”, ecco un’altra festa per riempire di nuovo il cuore. Ma dovremmo fare in modo che la festa di San Rocco coinvolgesse davvero tutti noi senza dimenticare che sono cittadini anche i poveri, gli anziani soli, gli ammalati, i disperati, i disoccupati, i giovani. Si tratta di coinvolgere facendosi presenti in questo territorio desolato e portando quella linfa di speranza e di futuro in ogni casa e in ogni situazione. Soprattutto in ogni cuore. E sarà davvero festa! Per tutti!

 

  Il Parroco

Alfonso Maria Angelo BRUNO FI

 

                       

 

 

 

 

                                                                      

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