Di che partner sei?

In questi giorni, preparando il prossimo corso di preparazione al matrimonio, leggevo il saggio di Xavier Lacroix: “Il matrimonio… semplicemente”.
L’autore francese enumera otto tipi di partner disturbati:
1. il partner naufrago: lo si sposa per salvarlo dalla droga o dall’alcool.
2. Il partner sostituto: lo si sposa cercando, in realtà, il padre o la madre.
3. Il partner stampella: lo si sposa per colmare le proprie carenze.
4. Il partner specchio: lo si sposa per riconoscerci nel suo sguardo, che ci assomiglia.
5. Il partner piedistallo: lo si sposa per aver valore ai suoi occhi o al suo fianco.
6. Il partner portafoglio: lo si sposa per denaro, fama e quant’altro, ma non per ciò che è realmente.
7. Il partner rifugio: lo si sposa per fuggire dalla propria famiglia o dai propri problemi, dalla propria solitudine.
8. Il partner complice: viene scelto dalla parte torbida, nevrotica, dell’io.
Le stranezze e i disturbi si pagano sempre. Il matrimonio porta a galla questi inganni, con conseguenze negative o disastrose. Oggi si vuole che ogni sentimento sia ben accetto, ogni emotività omologata. Ma gli amori non sono tutti uguali, come, invece, si vuole imporre. Sono molto diversi e in gran parte sono deviati o disturbati. È meglio curarli. Se si prende coscienza del disturbo, si può migliorare molto. Se, invece, si vuole giustificare la propria emotività, anche disturbata, si va incontro a grandi sofferenze per sé e per tanti altri. Come per ogni malattia o disgrazia, la dignità della persona non deve conoscere diminuzioni, e così è anche per ogni emotività disturbata. La stima per l’altro deve rimanere sempre intatta. Ma ciò deve permettere di accettare i propri modi di essere nella loro valenza oggettiva. Per esempio: la depressione è un disturbo dell’emotività. Ovviamente, nessuno accusa un depresso per il fatto di essere depresso. Però tanti problemi insorgono se il depresso non riconosce la depressione come tale, tra l’altro perché non vorrà curarsi e ne patirà le conseguenze anche su sé stesso, oltre ai disagi che causerà al prossimo. La depressione può essere endogena o esogena, per un difetto del genoma o indotta da relazioni difficili. Il fatto che sia endogena non è un motivo sufficiente per farla passare come normale stato di vita. Meglio curarla per quel che si può. E così è per altre devianze dell’emotività. La cura degli amori disturbati passa, innanzitutto, attraverso la presa di coscienza del disturbo. I danni più grandi vengono dal non riconoscere il disturbo patologico, attribuendo i sintomi a colpe presunte degli altri, o volendo sostenere che non esista una natura umana che indichi ciò che è sano e ciò che è distorto.
Nel fidanzamento c’è il rischio di infatuazione e d’idealizzazione del partner.
Durante la fase dell’innamoramento è difficile avere la lucidità necessaria per discernere la sostenibilità di un progetto di vita matrimoniale.
E’ solo nel reciproco rispetto fatto di spazi e di pause di libertà purificate dall’abbagliante passione che si può valutare con più oggettività se la persona che si ha accanto è una risorsa o un vampiro energetico.
Sono sicuro che ognuno si riconoscerà in uno degli otto punti del paradigma.
Ciò che più conta è riconoscersi bisognosi di aiuto e soprattutto invocarlo per trasformare una crisi annunciata in un’opportunità di crescita personale e di coppia.

Fra AMAB

 

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