COME PARLARE AI GIOVANI ?

Da domani circa 250 mila giovani peregrini, in gran parte provenienti del continente Americano, daranno il benvenuto a braccia aperte a Papa Francesco durante la Giornata Mondiale della Gioventù a Panama che si terrà fino al 27 gennaio.

Dall’Italia partiranno per la GMG “solo” 1240 persone contro i 10 mila che volarono a Rio de Janeiro nel 2013.

Il periodo dei compiti in classe per gli studenti delle superiori e degli esami per gli universitari non hanno certo incoraggiato la partecipazione a un evento che normalmente si svolgeva durante la nostra estate.

Per chi parte sarà comunque un’esperienza bella e forte caratterizzata dalla generosa accoglienza degli abitanti del posto.

Due gruppi di pellegrini arriveranno dal mare come i 32 francesi che hanno attraversato l’Atlantico dopo aver fatto tappa a Santiago de Compostela e a Fatima e come ancora un centinaio di polacchi che arriveranno a Panama dopo aver circumnavigato il globo a bordo del veliero Dar Mlodziezy (Regalo della gioventù)!

Il recente Sinodo sui Giovani ha fatto emergere la fine di un’epoca nella quale è sempre più difficile creare aggregazione riproponendo gli schemi di sempre.

Alle convocazioni occorre prestare tempo di ascolto e di accompagnamento per le nuove generazioni.

Chi è impegnato nella pastorale giovanile o chi è parroco sa bene quali siano le difficoltà che contrastano l’indole aperta e la proverbiale disponibilità dei teen agers quando si tratta di proporre un’iniziativa preconfezionata dall’alto.

Pertinente anche per i pastori è allora il tema proposto per l’edizione panamense della GMG: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc1,38).

Il sì di Maria è quello coraggioso e generoso di chi si mette all’ascolto della Volontà di Dio e scopre il segreto della vocazione: uscire da sé stessi e mettersi al servizio degli altri.

Come ha detto Papa Francesco nel suo videomessaggio alla GMG di Panama 2019, “la forza dei giovani, (…)è la rivoluzione che può sconfiggere i ‘poteri forti’ di questa terra: la ‘rivoluzione del servizio’.

Il Papa utilizzerà la platea mondiale offertagli a Panama per parlare su questioni pertinenti i giovani e la società latinoamericana in particolare.

Il continente della Speranza, come affettuosamente lo chiamava San Giovanni Paolo II oggi è segnato dalla migrazione di migliaia di giovani che fuggono dal Centro America verso gli Stati Uniti.

Papa Francesco prima di partire per Panama ha incontrato come ogni anno il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede nella Sala Regia, in Vaticano, e durante il suo discorso ha sottolineato che: “Il mondo è minacciato dal populismo e della violenza”. Ma nel suo lungo discorso che ha abbracciato vari “scenari” del panorama mondiale, con uno sguardo rivolto verso il suo continente, ha affermato che tra i suoi primi pensieri c’è il Nicaragua e il Venezuela: “Auspico con l’amato Nicaragua, la cui situazione seguo da vicino, che le diverse istanze politiche e sociali trovino nel dialogo la strada maestra per confrontarsi per il bene dell’intera Nazione”. Analogo auspicio ha formulato per il Venezuela “…affinché si trovino vie istituzionali e pacifiche per dare soluzione alla crisi politica, sociale ed economica, vie che consentano innanzitutto di assistere quanti sono provati dalle tensioni di questi anni e offrire a tutto il popolo venezuelano un orizzonte di speranza e di pace”. Nel suo discorso ha avuto parole di ringraziamento per la Colombia che in questi ultimi anni ha accolto milioni di immigrati venezuelani “…non posso dunque che essere grato per gli sforzi di tanti governi e istituzioni che, mossi da generoso spirito di solidarietà e di carità cristiana, collaborano fraternamente in favore dei migranti. Tra questi desidero menzionare la Colombia”.

Ora è chiaro che Papa Francesco si pone come “…un ascoltatore attento e sensibile alle problematiche che interessano l’umanità, con il sincero e umile desiderio di porsi al servizio del bene di ogni essere umano”.

Ciò significa che se ci sono conflitti in atto, il vescovo di Roma sarà sempre dalla parte dei più maltratti, umiliati, vittime di violenza e dannati di questo mondo e mai dalla parte di un’ideologia. “I giovani sono il futuro – aggiunge il Papa – e compito della politica è aprire le strade del futuro. Per questo è quanto mai necessario investire in iniziative che permettano alle prossime generazioni di costruirsi un avvenire, avendo la possibilità di trovare lavoro, formare una famiglia e crescere dei figli”.

I giovani necessitano di messaggi forti: migliaia di giovani europei, americani, australiani, si sono uniti al Daesh perché dava loro uno scopo: “Potete essere eroi e martiri”. È un orrendo culto della morte, ma la sua attrattiva sta proprio nel chiedere tutto. La nostra fede sarà attraente per coloro che si sentono inutili, invisibili, solo se sapremo chiedere loro di fare qualcosa di coraggioso».

Ma servono anche testimonianze eroiche, come dimostra la vicenda algerina dei monaci trappisti del monastero di Tibhirine uccisi nel 1996 in odium fidei, a causa cioè dalla propria fede cristiana.

Durante quella sanguinosa stagione i missionari stranieri in Algeria, anche se intimiditi, scelsero di restare perché Dio, alla fine del Vangelo di Marco, dice: “Sarò con te fino alla fine della tua vita”.

Vale sempre e vale anche per noi. Non è importante se facciamo errori, se falliamo: Gesù sta con noi. Quello che rende affascinanti questi martiri, proclamati  beati lo scorso dicembre, è che erano persone come noi ma, allo stesso tempo, erano eroi, perché hanno fatto la scelta radicale della sequela di Gesù. Se presentiamo la “pericolosa avventura” del cristianesimo alcune persone scapperanno, altre invece, affascinate, resteranno.

E’ bello proporre ai giovani questi modelli, eloquente esempio anche di donazione totale a Dio, di risposta alla vocazione alla vita consacrata.

In essa c’è la libertà della mente, ovvero di poter parlare di ogni cosa, di riflettere su tutto. C’è la libertà che dà la povertà: se non possiedi nulla, puoi andare dove vuoi, vivere sulla strada. La libertà della castità, che non è privazione. Non avere rapporti esclusivi, ti permette di coltivare l’amicizia, di amare tante persone, con cuore e anima liberi.

Il dialogo è costitutivo della relazione di Dio con gli uomini e degli uomini tra di loro. Le GMG cristiano pongono tanti i giovani di fronte a uno sconosciuto che lo aiuta a scoprire un altro aspetto della sua identità.

È con lo straniero che ci accorgiamo di essere una persona nuova.

Finché si esclude l’altro, non si può completamente comprendere se stessi.

Quando a soli quindici anni ho viaggiato in Francia, sono stato un po’ liberato dalla mia pur ricca identità partenopea. Quando ho viaggiato in tutto il mondo, come missionario, il mio cuore si è spalancato.

Avere un cuore aperto significa essere pienamente umani.

La modernità è segnata da un paradosso: grazie alla tecnologia oggi viviamo nel villaggio globale di cui parla McLuhan e questo è meraviglioso. Eppure, allo stesso tempo, cresce la paura del diverso. Papa Francesco ci esorta ad avere il coraggio di abbracciare la tradizione originale della Chiesa, ovvero la bellezza della differenza. Gesù, il nostro salvatore, abbraccia una differenza inimmaginabile, quella fra uomo e Dio nella sua unica persona.

L’antitodo alla tristezza in tanti giovani è l’imitazione di Maria.

La Vergine di Nazaret è stata una donna felice, perché è stata generosa davanti a Dio e si è aperta al piano che aveva per lei.

Le proposte di Dio per i giovani, come quella che ha fatto a Maria, non sono per spegnere i sogni, ma per accendere desideri; per far sì che vita porti frutto, faccia sbocciare molti sorrisi e rallegri molti cuori.

Dare una risposta affermativa a Dio è il primo passo per essere felici e rendere felici molte persone.

Fra AMAB

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