Bartolo Cattafi, il poeta barcellonese

 La società civile di Barcellona Pozzo di Gotto e in particolare il circolo degli artisti e degli intellettuali della ridente cittadina del messinese, può salutare con soddisfazione la recente uscita dell’opera letteraria integrale del poeta concittadino Bartolo Cattafi.Finalmente ne abbiamo in quasi 1000 pagine la raccolta di testi editi e inediti, grazie alla cura di Diego Bertelli, che redige tutti gli apparati con perizia: un’accurata biografia, le ampie notizie sui testi, la bibliografia delle opere e della critica. Il volume è introdotto da Raoul Bruni.
Il Cattafi, artista sottovalutato ingiustamente nel suo tempo, anche per la scarsa attitudine autopromozionale e la sua assoluta refrattarietà a ogni programma poetico condiviso, ha goduto di una decisa rivalutazione dai primi anni Duemila grazie alla ristampa di alcune raccolte: Spalle al muro (2003) e Da un intervallo del buio (2007).
Gli anni Sessanta sono il momento in cui si ha un cambiamento di registro e di stile epocale per la poesia italiana del tempo; per Cattafi, nello specifico, in quegli anni si compie una maturazione dei temi e dello stile personalissima. 
Cattafi eluse ogni engagement politico-ideologico tanto diffuso nel mondo intellettuale italiano degli anni Sessanta-Settanta.
Egli rifiuta con nettezza il mandato sociale e culturale di cui allora i poeti erano considerati i depositari.
La tensione è dalla nuda descrizione superficiale all’attrazione verso un enigma profondo, inciso dentro la realtà, sempre però a partire dall’oggetto. Lo sguardo tende a muoversi non dentro l’oggetto in se stesso, ma dentro il suo senso metaforico.
La poesia cattafiana è tesa verso il mistero del reale e coincide – come lui stesso dichiara – con la sua storia umana.
Ne L’ allodola ottobrina l’enigma del mondo è dichiarato e il lato tombale ribaltato in una splendida poesia, insieme concreta, sonora e visiva, dal titolo «Costrizione»: Siamo ora costretti al concreto / a una crosta di terra / a una sosta d’insetto / nel divampante segreto del papavero.
In questi versi scarni quanto densi, Cattafi sembra definire la condizione umana come «costrizione» al concreto. La forza di tale costrizione non è da intendersi come «condanna», ma come legame insuperabile e imprescindibile. La «terra» non è opzionale per l’uomo: è lo spazio in cui egli deve affondare le proprie radici e la propria precarietà.
Ma non basta. Subentra un’altra immagine: quella del tempo. L’uomo è costretto alla terra per la durata di una sosta d’insetto. Il tempo dell’uomo sulla terra non è né l’eternità né lo svolazzare di una farfalla o di un uccello, ma l’infimo e stordito poggiarsi di un insetto. Ma la crosta della terra e la sosta d’insetto sono circoscritti in un mistero in cui la parola del poeta affonda sonoramente la lama: il «divampante segreto del papavero». L’enigma del mondo è tutto affidato a questa immagine rossa, aperta, solare.
È questa apertura che fa approdare alla fede e alla preghiera a un Tu: Tu che mi scorri accanto / come un’acqua fedele nel cammino / di volta in volta raddrizzi paesaggi / storte visioni / alle cose imponi / una dolce chiarezza / e l’enigma è sciolto / tutto in un filo / il cammino allungato («Cammino»).
Intanto Cattafi nel 1977 si riavvicina con maggiore forza ed esplicitamente alla fede.
il 2 gennaio del 1978, aveva sposato, in forma religiosa, Ada, la figlia Elisabetta era nata nel 1975: erano all’Ignatianum di Messina, Vanni Scheiwiller tra i suoi testimoni, si legge una sua poesia, «Oggi»: Oggi ignorando tutto/ di questo giorno,/ se d’Avvento o Passione,/ ignorando i colori, le pianete,/ m’inginocchio nella tua casa/ sotto la tenda che portiamo ovunque/ per aprirla per chiuderla a tua offesa,/ aprirla ancora, nei boschi/ in fuga, su secche, su frangenti,/ dal capolinea a un punto della corsa.
Quella poesia, Oggi, appartiene a una delle raccolte più grandi del poeta, L’osso, l’anima.
Alla fine dell’aprile del 1978 scopre di avere un tumore ai polmoni. Dedica gli ultimi suoi giorni alla definizione di raccolte, nelle quali la tensione interiore va oltre ogni metro, ogni alfabeto, come ha scritto in «Oltre», della raccolta Segni: L’ alfa e la beta per cominciare / e va oltre / troppo oltre l’omega / l’anima inquieta.
Il poeta muore a Milano il 13 marzo del 1979.
Un mese prima aveva scritto: In te in te confido / tutto ho rubato al mondo / sei il Cubo la Sfera il Centro / me ne sto tranquillo/ tutto t’è stato ammonticchiato dentro («In te»).

Fra AMAB

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