LE VIE DEL PERDONO SONO INFINITE

La gratuità del perdono, spesso incomprensibile, stupisce allo stesso modo del cosiddetto male gratuito.

Alle volte ci risentiamo per motivi banali ma esistono situazioni nella quali la gravità del torto richiede uno sforzo sovraumano per il suo superamento.

La cultura individualista del nostro Occidente considera con difficoltà il bene comune di quei legami che il presunto diritto del singolo rischia di fare a pezzi.

Succede nelle famiglie, nelle comunità, sul lavoro…

Eppure il perdono ha una grande forza di liberazione interiore, annienta i fantasmi interiori e apri nuovi orizzonti esistenziali e relazionali.

La fede, quella cristiana in particolare, risulta decisiva per instaurare un processo di riconciliazione con se stessi e con gli altri godendo dell’esemplarità di Cristo.

La rabbia rischia di offuscare la bellezza dell’umano e della comunione con gli altri a dispetto della società interconnessa.

L’ esplosione dei social ci fa pensare che abbiamo sempre più necessità di stare con gli altri. Ma spesso nella relazione prevale solo il bisogno del singolo a discapito della reciprocità. Oggi le persone si sentono più autorizzate a comportarsi in maniera strumentale con gli altri. E se trattiamo l’altro come mezzo e non come fine, come già ammoniva Kant, la possibilità di ferire, di ingannare o di far male aumenta. Spesso l’incremento delle relazioni si accompagna a questi conflitti e queste tensioni.
Il perdono può bloccare una catena di risentimento, di rabbia e di malessere che spesso impedisce a chi ha subito una ferita di poter tornare a vivere. E può rilanciare i rapporti sociali. Senza però intendere il perdono come “dimenticanza”. Perdonare non vuol dire infatti dimenticare, ma non rimanere prigionieri del passato. La vendetta scatena ulteriore aggressività che rischia di rimanere prigionieri di un sentimento negativo.

“Il pane del perdono” di manzoniana memoria o la dichiarazione del figlio di Bachelet all’indomani dell’uccisione del padre durante gli Anni di Piombo, sono eco delle parole di Cristo sulla croce: “Padre perdona coloro che non sanno quello che fanno”.

Quest’inconsapevolezza, tuttavia, non è sempre presente.

Molti vogliono e perseguono il male.

Non si può insegnare come una materia scolastica, ma certamente si possono educare sin da subito i bambini a riconoscere che tutti possono fare del bene e anche del male, ma che il male o le sofferenze non sono mai l’ultima parola. Che le persone possono anche deluderti o ferirti ma che esiste una risposta diversa alla rabbia o alla vendetta. E che alla fine perdonare “conviene”: per te perché ti liberi dentro, per l’altro perché gli dai un’opportunità, per la società perché rende probabilmente meno conflittuali i rapporti e anche per il legame di coppia perché si ha se non altro una chance in più.

 

Fra AMAB

 

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