Il messaggio del Papa per la Giornata della Pace 2020

«Non si mantiene la pace con la paura dell’annientamento. Non si ottiene la pace se non la si spera». Il 1° gennaio 2020 è la 53ª Giornata mondiale della pace, istituita da Paolo VI nel 1967, e il messaggio di Papa Francesco ha per tema «La pace come cammino di speranza: dialogo, riconciliazione e conversione ecologica».

La speranza ci mette in cammino sulla via della pace mentre la sfiducia e la paura aumentano «la fragilità dei rapporti e il rischio di violenza». Bergoglio chiama tutti a essere «artigiani di pace», aperti al dialogo senza esclusioni né manipolazioni. La pace è aspirazione dell’umanità, oggetto della nostra speranza, bene prezioso: «La speranza ci dà le ali per andare avanti, anche quando gli ostacoli sono insormontabili». Ricorda «i segni della guerra e dei conflitti, impressi nella memoria e nella carne, che non cessano di colpire specialmente i più poveri e più deboli». Traumi frutto di umiliazione, esclusione, lutto, ingiustizia. «Anche intere nazioni stentano a liberarsi dalle catene dello sfruttamento e della corruzione, che alimentano odi e violenze. Ogni guerra si rivela un fratricidio che distrugge il progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana».

La guerra scaturisce dal cuore dell’uomo inquinato dall’egoismo, dalla superbia e dall’odio. «È perversione delle relazioni, delle ambizioni egemoniche, degli abusi di potere, della paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo». Ribadisce quanto disse in Giappone nel novembre 2019: «La pace e la stabilità internazionali sono incompatibili con qualsiasi tentativo di costruire sulla paura della reciproca distruzione o sulla minaccia di annientamento totale». La fratellanza genera dialogo e fiducia. Invece «sfiducia e paura aumentano la fragilità dei rapporti e il rischio di violenza, in un circolo vizioso. La dissuasione nucleare non può che creare una sicurezza illusoria. Dobbiamo perseguire una reale fratellanza, controllata sulla comune origine da Dio ed esercitata nel dialogo e nella fiducia reciproca. Il desiderio di pace è profondamente inscritto nel cuore dell’uomo».

La memoria del passato per un futuro di pace. Francesco ricorda l’incontro con gli «Hibakusha», i sopravvissuti ai bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. La memoria «è la radice e la traccia per le presenti e future scelte di pace. Aprire e tracciare un cammino di pace è una sfida complessa perché gli interessi in gioco, nei rapporti tra persone, comunità e nazioni, sono molti e contradditori». La politica deve aprire nuovi processi che riconcilino e uniscono persone e comunità. Usa l’immagine di un edificio da costruire per definire la pace, un cammino da fare insieme per cercare il bene comune, mantenere la parola data e rispettare il diritto. «Il mondo ha bisogno di testimoni convinti, di artigiani di pace». La via è il confronto, l’impegno a cercare la verità oltre le ideologie, «riconoscere nel nemico il volto di un fratello».

Nel perdono riconoscersi fratelli e abbandonare il desiderio di dominare gli altri. Il Papa esorta a guardarci «come persone, come figli di Dio, come fratelli». Solo così si potrà rompere «la spirale della vendetta e abbracciare la via della speranza. Vivere nel perdono accresce la nostra capacità di diventare donne e uomini di pace». La pace passa anche attraverso un sistema economico più giusto come sottolinea Benedetto XVI, dieci anni fa, nell’enciclica «Caritas in veritate»(29 giugno 2009) che sollecita attività economiche «caratterizzate da gratuità e comunione».

La conversione ecologica, sguardo nuovo sulla vita – L’enciclica «Laudato si’» (18 giugno 2015) e il Sinodo sull’Amazzonia (6-27 ottobre 2019) spingono a una conversione ecologica dinanzi al mancato rispetto della casa comune e dello sfruttamento abusivo delle risorse naturali, viste come strumenti utili unicamente per il profitto, come si è anche visto nel fallimento della Conferenza COP25 di Madrid sul clima. Occorre rinnovare «una relazione pacifica tra la comunità e la Terra, il presente e la memoria, le esperienze e le speranze» e occorre sviluppare «il bene comune della famiglia umana. La conversione ecologica ci conduce a un nuovo sguardo sulla vita, considerando la generosità del Creatore che ci ha donato la Terra e che ci richiama alla sobrietà della condivisione». È necessario crederci.

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