Silvia Romano rapita in Africa torna a casa

 Per Francesca Fumagalli la festa della mamma 2020 avrà per sempre un valore ineguagliabile.
E’ il giorno nel quale ha potuto riabbracciare all’aeroporto di Ciampino la figlia Silvia Romano rapita il 20 novembre 2018 nel villaggio di Chakama in Kenya dove appena giunta la notizia della liberazione è scoppiato in festa.

La venticinquenne milanese Silvia Romano si era laureata pochi mesi prima del sequestro in una scuola per mediatori linguistici per la sicurezza e la difesa sociale con una tesi sulla tratta di esseri umani.

Silvia era partita come volontaria per il Kenya per conto della ONLUS Africa Milele distinguendosi per la sua solidarietà e giovialità in un progetto educativo per bambini.

La sua parrocchia di Santa Maria Bianca della Misericordia nel quartiere Casoretto di Milano sta suonando le campane a festa perché nessuno l’aveva mai dimenticata nella preghiera e nella speranza di un ritorno.

La banda armata del rapimento in Kenya aveva trasferito la giovane cooperante in Somalia dove le bande locali e gli islamisti di Al Sheebab considerano gli occidentali moneta sonante per i riscatti.

La nostra intelligence per le operazioni all’estero (AISE) insieme a una efficace azione diplomatica riuscendosi a muovere in uno dei teatri più difficili del mondo, il Corno d’Africa, nella notte tra l’8 e il 9 maggio sotto la pioggia battente di Mogadiscio è riuscita a recuperare Silvia.
Si era sulla pista giusta con gli interlocutori giusti prima che si arrivasse finalmente allo scambio. Due sono gli elementi che hanno rappresentato da sempre i binari del lavorio degli 007 italiani guidati dal direttore Luciano Carta. Da una parte la questione dei soldi: perché quello di Silvia Romano era stato da subito un sequestro a scopo di estorsione. Dall’altro lato, non va sottovalutato un fattore essenziale mai taciuto nemmeno dalle prime agenzie di stampa, ma anzi quasi volutamente ribadito dalle fonti dei servizi: l’apporto dell’intelligence turca.
Come scrive il vaticanista Marco Ansaldo di Repubblica, che è anche esperto di Turchia avendo sposato una collega di quel Paese, sostiene che la spregiudicatezza e l’ambizione neo-ottomana del presidente Recep Tayyip Erodgan ha radicato la Turchia nel Corno d’Africa proprio mentre le altre potenze occidentali latitavano.

Come in Libia così in Somalia, quelle che erano colonie italiane – e con cui Roma aveva necessariamente rapporti eccellenti anche una volta diventate indipendenti – ora sono territorio in cui è l’influenza turca a prevalere.

Nei prossimi mesi si tratterà di capire se il prezzo del favore del governo turco, vista la situazione della Libia dove Erdogan parteggia per lo schieramento di Al Sarraj, comporterà per l’Italia un nuovo orientamento sulla politica estera per il Paese magrebino e con esso per il Mediterraneo.

Silvia Romano è scesa dal Falcon dei nostri Servizi Segreti coperta da un jilbab, l’abito delle donne musulmane somale.
La stessa ragazza milanese avrebbe confermato la sua conversione all’islam durante il sequestro.

Silvia Romano è vissuta in un quartiere di Milano con forte presenza di immigrati con i quali ha condiviso i giochi d’infanzia e la scuola.

Secondo fonti investigative, tuttavia, è più ragionevole il “trattarsi di una situazione psicologica legata al contesto in cui la ragazza ha vissuto in questi 18 mesi, non necessariamente destinata a durare nel tempo” denominata in psicologia la “Sindrome di Stoccolma”.

Al momento attuale sono ancora sei gli italiani rapiti all’estero dei quali il nostro Governo continua la strada migliore per la liberazione: Padre Paolo dall’Oglio in Siria, Padre Pierluigi Macalli e Nicola Chiacchio in Niger, Raffaele Russo, Antonio Russo e Vincenzo Cimmino in Messico.

L’augurio è di un presto ritorno a casa!

 

Fra AMAB

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