L’uomo che visse tre volte

Alex Zanardi alla Paralimpiadi di Rio de Janeiro
 
Alex Zanardi lotta tra la vita e la morte dopo l’incidente di venerdì 19 maggio sulla Provinciale 146 all’altezza di Pienza.
 L’atleta mentre procedeva con la sua handbike si è ribaltato per urtare violentemente contro un camion.

Zanardi era impegnato in una staffetta che doveva unire gli atleti da Nord a Sud dopo l’emergenza coronavirus.
Trasportato all’ospedale di Siena in eliambulanza le sue condizioni sono apparse gravi per il trauma cranico e facciale, ma non disperate.
Alex Zanardi da pilota di automobilismo perse le gambe in seguito all’incidente di Lausitzring mentre correva nel campionato Cart.
Per lui iniziò una seconda vita. Allora era sopravvissuto all’impatto orribile di un bolide a 330 Km all’ora che tagliò in due la sua monoposto intraversatasi in mezzo alla pista. Rimasto con un solo litro di sangue subì sedici operazioni, e superò sette arresti cardiaci.
Con l’aiuto della moglie Daniela che anche in quest’ultima circostanza gli ha fatto da scudo mentre giaceva sull’asfalto in attesa dei soccorsi, Alex ha testimoniato una forza di volontà infinita.
Dopo il dono del primo go-kart “Sandrino” chiese al papà Dino: «come faccio a far avverare i miei sogni?»
Lui gli rispose con una piccola perla di saggezza: «Ascoltando, innanzitutto. Se parli tu, non ascolti. E se non ascolti, non impari».
Nel silenzio della crocifissione Alex ha imparato il clamore della resurrezione.
Più volte ha testimoniato pubblicamente la sua fede che sicuramente lo ha aiutato a trasfigurare la sua sofferenza.
Zanardi si è reinventato pilota di handbike disciplina nella quale ha vinto 4 ori olimpici e 12 mondiali, più un record mostruoso alla maratona di New York (un’ora, 13 minuti e 58 secondi).
Alex Zanardi è l’emblema della resilienza, dell’uomo che non molla, di colui che trasforma la crisi in opportunità.
Non si è mai pianto addosso, anzi ha fatto spesso ironia su se stesso, capacità riservata ai grandi uomini.
«Sono così emozionato che mi tremano le gambe» era una delle sue battute preferite quando riceveva qualche trofeo.
Alla maratona di Venezia trascinò per oltre quaranta chilometri un amico malato di Sla e scese dalla carrozzina a un metro dal traguardo per sospingerlo in avanti, saltellando sui moncherini fino alla bandiera a scacchi.
Adesso è Alex ad avere bisogno del sostegno e della preghiera di tutti per inaugurare una terza vita. Quest’uomo icona ha insegnato a tutti che se non si può correre e camminare sulle proprie gambe si può imparare a volare.
 
Fra AMAB
 
 

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